Un vero e proprio accanimento contro gli oppositori di Nicolás Maduro, da poco riconfermato presidente del Venezuela nonostante le denunce di brogli avvenute nelle elezioni del 28 luglio scorso. Dopo l’arresto di alcuni dissidenti politici – tra questi l’avvocato Perkins Rocha ( si veda Il Dubbio del 31 agosto), adesso l’autorità giudiziaria cerca di colpire direttamente Edmundo González Urrutia, candidato alle presidenziali di luglio. Gravissimi i reati contestati nei confronti dell’ex diplomatico: «usurpazione di funzioni, falsificazione di documenti pubblici, istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, cospirazione, sabotaggio per danneggiare i sistemi ed associazione terroristica». Da qui la richiesta d’arresto firmata dal procuratore ausiliario Luis Ernesto Dueñez Reyes e indirizzata al giudice speciale di primo grado, con funzioni di controllo, che ha la giurisdizione sui casi legati ai crimini connessi al terrorismo e che deve provvedere all’arresto.

Immediate le reazioni dopo la notizia del mandato d’arresto che riguarda il più importante avversario di Maduro, considerato il vero vincitore delle elezioni presidenziali. L’altra esponente dell’opposizione, Maria Corina Machado, non nasconde la propria preoccupazione. «Hanno perso il senso della realtà», ha scritto in post pubblicato su X. «Minacciando il presidente eletto – ha aggiunto Machado –, riescono solo ad avvicinarci e ad aumentare il sostegno dei venezuelani e del mondo a Edmundo González. Serenità, coraggio e fermezza. Stiamo andando avanti».

Anche sette Paesi dell’America Latina hanno condannato l’iniziativa giudiziaria contro l’ex candidato dell’opposizione alla presidenza venezuelana. «Argentina, Costa Rica, Guatemala, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay – si legge in una dichiarazione congiunta – respingono inequivocabilmente e assolutamente il mandato d’arresto emesso dal giudice del Primo tribunale speciale della Corte Suprema di giustizia del Venezuela contro il signor Edmundo González, candidato dell’opposizione alla presidenza nell’ultima tornata elettorale del 28 luglio 2024. Il mandato d’arresto cita diversi presunti crimini che non sono altro che un altro tentativo di mettere a tacere il signor González e di ignorare la volontà popolare venezuelana. Tutto ciò costituisce una persecuzione politica».

I Paesi dell’America Latina che solidarizzano con l’opposizione venezuelana pongono all’attenzione un altro tema: l’ingerenza da parte di Maduro sui poteri statali, resi sempre meno autorevoli e indipendenti. «In un Paese dove non esistono separazione dei poteri né garanzie giudiziarie minime – è scritto nel documento – e dove abbondano le detenzioni arbitrarie, condanniamo queste pratiche dittatoriali e i nostri sforzi saranno fermi e continui per esigere che le autorità venezuelane garantiscano la vita, l’integrità e la libertà di Edmundo González Urrutia».

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, con il solito tono sprezzante e triviale ha attaccato González Urrutia. Lo ha fatto nel corso del programma settimanale, “Con Maduro+”, in cui si rivolge direttamente al popolo venezuelano e che va in onda sulla tv di Stato. Il candidato dell’opposizione è stato definito “codardo”. «Crede – ha detto il presidente- padre padrone del Venezuela, riferendosi a González Urrutia – di essere al di sopra della legge questo signor codardo. Ha la pretesa di dire che non riconosce la legge, che non riconosce nulla. Questo è inammissibile, non accade in nessun’altra parte del mondo». Maduro ha ironizzato sul fatto che González Urrutia abbia fatto perdere le proprie tracce, stando “nascosto come un codardo” per non presentarsi alle convocazioni (finora tre) in tribunale, l’ultima risale a venerdì scorso.

Oltre alle dichiarazioni nei confronti degli oppositori politici, Maduro ha detto ieri che intende modificare la data del Natale e portarla dal 25 dicembre al 1° ottobre. L’annuncio sempre in diretta televisiva durante il programma “Con Maduro+”. «Il Natale – ha affermato il presidente venezuelano con tono beffardo – inizia per tutti il primo ottobre e quest’anno è arrivato con la pace, la gioia e la sicurezza».

In questo contesto non mancano, però, azioni – seppur indirette – contro il Venezuela. Nella Repubblica Dominicana è stato sequestrato su richiesta del procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick B. Garland, un aereo Falcon 900EX, utilizzato da Nicolás Maduro per i voli di Stato. L’iniziativa del Dipartimento alla Giustizia Usa, secondo i media locali, deriva dalla necessità di perseguire le continue violazioni delle sanzioni e dei controlli sulle esportazioni disposti da Washington. “Nessuno sta al di sopra delle leggi”. Così ha titolato ieri il giornale El Universal nel dare la notizia del sequestro dell’aereo del presidente venezuelano nella Repubblica Dominicana. Caracas parla invece di “atti di pirateria”, dopo il sequestro del Falcon. In Argentina il quotidiano Clarín ha pubblicato al centro della prima pagina una foto dell’aereo presidenziale, trasferito già in territorio statunitense, con il titolo: “Maduro è rimasto senza aereo e ha ordinato di arrestare il candidato oppositore”. Il presidente venezuelano vola solo con la fantasia.