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Una situazione drammatica che si intreccia con una crisi politica che sta lacerando il paese. Il blackout elettrico che da giovedì scorso ha colpito il Venezuela è una specie di flagello, con gli ospedali al collasso e i morti che iniziano a riempire le corsie per mancanza di cure.
Il governo di Caracas ha in tal senso annunciato la sospensione di tutte le attività lavorative e didattiche per ieri lunedì 11 marzo.
Il portavoce dell’esecutivo e vicepresidente settoriale della Comunicazione, Turismo e Cultura, Jorge Rodriguez, ha spiegato che la sospensione riguarderà le «lezioni a tutti i livelli di istruzione e attività lavorative».
Nel frattempo, il presidente Nicolás Maduro ha spiegato di aver «ordinato alle autorità di tenere informata la popolazione», ha scritto in un post pubblicato sul suo account Twitter ufficiale in cui paventa una “longa manus” dei suoi avversari dietro il black- out.
«La macabra strategia di portarci ad uno scontro fallirà. Continuiamo a lavorare per recuperare il sistema elettrico nazionale. Vinceremo!», ha ribadito Maduro, che ha anche denunciato attacchi su più di 150 cabine elettriche nel paese attribuiti a «infiltrati» di estrema destra con il sostegno degli Stati Uniti, considerati il principale responsabile di questo blackout nel quadro di una «guerra al potere».
Le autorità venezuelane hanno lanciato oggi un piano di emergenza nell’intero settore aereo per far fronte alle interruzioni di energia elettrica che hanno provocato anche forti disagi ai collegamenti aerei e numerose vittime negli ospedali, in particolare bambini, come denunciato dal senatore repubblicano Marco Rubio, che parla di oltre 80 neonati morti in 72 ore, una notizia non confermata.