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Fino a qualche anno fa era un appuntamento di grande rilievo, coperto fino all'eccesso da tutti i media planetari, osteggiato dal movimento no-global che nella esclusiva cittadina svizzera ha inscenato importanti manifestazioni di protesta. Oggi il World economic forum di Davos, giunto alla 50esima edizione, sembra una kermesse minore, che non suscita più grande interesse nonostante la partecipazione dei grandi leader del pianeta. E la vera star è la 16enne più celebre del globo: l'attivista svedese Greta Thumberg che è intervenuta nel panel Forging a sustainable path towards a common future per fare un punto sul movimento ambientalista e sulla coscienza globale di un'emergenza che rischia di cambiare la vita sul pianeta delle prossime generazioni: «Da un certo punto di vista è successo molto, qualcosa che nessuno poteva prevedere: si è diffusa una maggiore consapevolezza a livello globale. Ci sono stati tantissimi ragazzi che si sono riuniti per questa alleanza o movimento, è un passo importante. Oggi il clima, l'ambiente è un tema molto sentito». Malgrado l'agenda della politica abbia iniziato a interessarsi al cambiamento climatico e alcuni timidi passi avanti siano stati intrapresi Thumberg accusa le classi dirigenti di non dare seguito alle buone intenzioni. Di restare alle petizioni di principio, di parlare senza poi agire in modo concreto. «Nulla è stato fatto dal punto di vista dell'inquinamento, siamo ancora indietro dal punto di vista delle emissioni Co2: si inizi ad ascoltare la scienza e trattare questa crisi per quella che è, perché questa è una vera e propria crisi». Infine Greta snocciola i numeri che supportano le tesi più allarmiste: «Secondo l’Ipcc report del 2018 se volete avere una possibilità del 67% di limitare l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi. Al primo gennaio 2018 avevamo circa 420 giga tonnellate di diossido di carbonio rimaste, questi numeri sono più bassi perchè emettiamo 42 giga tonnellate l’anno. Agli attuali ritmi di emissioni il bugdet di tempo rimasto è dimeno di otto anni prima di mancare l’obiettivo».