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Non si placa l’ondata di paura, dubbi, confusione e polemiche dopo la morte della 18enne di Genova a seguito della vaccinazione con Astrazeneca e della successiva decisione di bloccare l’uso di questo siero per gli under 60. Sarebbero circa un milione, secondo il quotidiano La Verita, 900mila secondo altre fonti, le persone che dopo aver utilizzatoAstrazeneca in prima istanza gli viene chiesto ora di utilizzareper il richiamo Pfizer o Moderna. In testa Lazio (241.150) e Lombardia (186.957). Ma la definizione di "cavie" usata dal quotidiano scatena la reazione dei virologi. «È una stupidaggine, i vaccini ci hanno salvato la vita, nonsono il problema, sono la soluzione», secondo il professor SergioAbrignani, membro del Cts, intervistato a Sky Tg24. «I vaccini a base di vettori virali ci hanno consentito di limitare i morti egli effetti collaterali sono rarissimi. Cambiare vaccino poi non è una sperimentazione. È già stato fatto in tutto il mondo. Sappiamo che si può e che si tratta di vaccini estremamente sicuri grazie a lavori già avviati all’estero. Stiamo cercando così di azzerare il rischio». Dalle pagine del Corriere della Sera il virologo Giorgio Palù, presidente dell'Aifa, dichiara: «Abbiamo formulato indicazioni basate sul principio di massima cautela» per l’impiego di vaccini «a vettore adenovirale, quindi non solo AstraZeneca ma anche Johnson&Johnson. Non darlo sotto i 60 anni».«Alcune Regioni - aggiunge il virologo - si sono attenute alle raccomandazioni, altre no. Se abbiamo tratto una lezione da questa esperienza, segnata purtroppo dalla dolorosa, recente perdita di una ragazza, è che le decisioni sulla strategia vaccinale vanno prese in modo perentorio a livello centrale pur nel rispetto dell’autonomia regionale. Di fronte a calamità nazionali è lo Stato che deve prendersi carico della regia». E chi si è vaccinato con AstraZeneca ed è oltre i 60 può fare la seconda dose «con tranquillità. Negli over 60 non abbiamo mai visto reazioni avverse di tipo trombotico». Nel dibattito entra anche l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato: «Bisogna che dicano le cose chiaramente. Spesso non succede. Anche nel documento del Cts alla base di quell’atto c’è sempre una forte raccomandazione, non una indicazio neprecisa. Devono dire sì o no». Sul vaccino Astrazeneca il ministero della Salute è stato chiaro, aggiunge D’Amato, «anche se ora aspettiamo che si esprima di nuovo l’Aifa. Però nella circolare non si dice niente di Johnson&Johnson, che invece a leggere il parere del Cts sembrerebbe accomunato allo stesso destino dell’altro vaccino a vettore virale. Continuano a farelo scaricabarile su di noi». L’assessore assicura che la campagna di vaccinazione proseguirà regolarmente anche se «paradossalmente abbiamo però molte richieste di chiarimenti da chi vorrebbe ricevere AstraZeneca anche come seconda dose». Per D’Amato, la storia del vaccino AstraZeneca è segnata da errori clamorosi dettati dalla scarsa chiarezza: «Prima ci autorizzano sotto certe fasce di età, poi sopra, poi cambiano ancora idea. C’è confusione, capisco i legittimi dubbi dei cittadini». Letizia Moratti, vicepresidente della Regione Lombardia, ai microfoni di Radio 2 dice: «Per le seconde dosi alle persone sotto i 60 anni, vaccinate in precedenza con AstraZeneca, ho chiesto chiarezza. La circolare del ministero della Salute che autorizzava la vaccinazione con un vaccino diverso dal primo, se AstraZeneca , si basava infatti sul parere del comitato tecnico scientifico che è un organo consultivo . Ho chiesto quindi di avere il parere di Aifa che è l’ente regolatore del farmaco. Una volta ottenuto il parere di Aifa ho quindi consentito il via libera della Regione Lombardia».