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Gli Stati Uniti sono concentrati sul processo di impeachment al presidente Donald Trump che inizia oggi al Senato, ma questo non esaurisce l’attenzione dei media che pensano anche alle primarie democratiche che il 4 febbraio cominceranno dall’Iowa, dopo una campagna elettorale che è stata già molto lunga. E come consuetudine nei giornali americani cominciano anche a fare endorsement, scegliendo chi sostenere e poi dicendolo apertamente ai loro lettori. Una trasparenza di linea che nella tradizione anglosassone non mina ma anzi fortifica l’indipendenza e la credibilità delle testate.
A rompere gli indugi è stato il celebre New York Times, che ha riservato qualche sorpresa. Il board del New York Times infatti ha espresso il suo sostegno a due candidate donne, molto diverse fra loro. La scelta tutta al femminile è caduta su Elizabeth Warren e su Amy Klobuchar, lasciando da parte quindi i vari Biden, Sanders, Bloomberg e Buttigieg. È la prima volta che il giornale sostiene due candidati contemporaneamente. «Klobuchar e Warren sono ora le democratiche più adatte a condurre il dibattito. Possa vincere la donna migliore», scrive il giornale nell’editoriale in cui annuncia la scelta. «Qualsiasi speranza di poter riportare l’unità nel Paese ha bisogno di modestia, volontà di scendere a compromessi e sostegno dei vari volti che compongono la coalizione democratica», aggiunge quindi il New York Times.
Il quotidiano loda Warren per il suo «approccio serio al processo decisionale» e la descrive come «una talentuosa narratrice: parla elegantemente di come il sistema economico sia truccato contro tutti, tranne che per gli americani più ricchi e della “possibilità di riscrivere le regole del potere nel nostro Paese”. È anche impegnata a riformare le strutture fondamentali del governo e dell'economia». Warren però è una radicale, e il giornale le chiede una posizione «più unificante» rispetto a quella mostrata finora. Pregio, questo, che invece spinge alla scelta di Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, per la verità piuttosto indietro nei sondaggi e accusata da una parte dei democratici di essere troppo vicina agli interessi russi. A lei però il NYT riconosce il merito di essersi espressa in modo moderato. Per il giornale incarna «la definizione stessa del carisma, della determinazione e della tenacia del Midwest. La sua lunga permanenza al Senato e le credenziali bipartisan» la rendono capace di unire il partito e la nazione.