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L’artefice dell’operazione è Alan Dershowitz, celeberrimo avvocato di New York, che in carriera ha difeso personalità illustri, da Mike Tyson a Roman Polansky, da O J Simpson a Jeffrey Epstein, da Harvey Weinstein a Donald Trump.
Dopo il mandato di cattura internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale dell’Aja ai danni di Benjamin Netanyahu, Dershowitz ha deciso di curare personalmente la difesa del premier israeliano accusato di crimini di guerra nei confronti della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Pare che sia stato lo stesso Netanyahu a chiedere il soccorso del noto penalista di 86 anni, peraltro suo amico personale.
Dershowitz ha annunciato che metterà in piedi «un dream team» di giuristi per contestare le accuse mosse dal procuratore della Cpi Karim Kahn, «il migliore mai assemblato nella storia». Nella squadra, che conta 17 professionisti, figurano gli ex procuratori generali degli Stati Uniti Michael Mukasey e William Barr, l’ex Solicitor General Seth Waxman, l'ex direttore dell'FBI Louis Freeh, l'ex procuratore generale e ministro della giustizia canadese Irwin Cotler e l’ex governatore democratico dello Stato di New York Andrew Cuomo.
Cuomo ha confermato la sua partecipazione a un evento di raccolta fondi per il National Committee for Furtherance of Jewish Education domenica a Manhattan. «Questo è un momento in cui i veri amici si alzano in piedi, spalla a spalla, e combattono per lo stato di Israele». Cuomo si era dimesso da governatore nel 2021 dopo un decennio in carica. Prima di allora, ha ricoperto un mandato come procuratore generale di New York.
Le sue dimissioni sono arrivate contestualmente ad accuse di molestie sessuali e critiche sulla gestione del COVID-19 da parte della sua amministrazione nelle case di cura, doppi scandali che continuerebbero a perseguitarlo se si candidasse di nuovo per una carica pubblica. Durante il suo discorso di domenica, Cuomo ha colto l'occasione per denunciare quello che ha descritto come «pregiudizio dei media contro gli ebrei», lanciando peraltro una bordata al New York Times per il suo reportage sull'omicidio del rabbino Zvi Kogan a Dubai, accusando il giornale di minimizzare la violenza antisemita: «Il rabbino Kogan non è stato semplicemente “trovato morto”. È stato rapito e assassinato in un atto di terrorismo antisemita».
In un commento pubblicato dal Wall street journal Dershowitz ha spiegato che il suo team sosterrà che la Cpi non ha giurisdizione in materia, perché Israele non è firmatario dello Statuto di Roma e perché il caso viola il principio di "complementarità" in base al quale la corte è obbligata ad astenersi dal perseguire casi contro paesi con sistemi legali che sono in grado di indagare sulle accuse di crimini di guerra.
Ma proverà anche a dimostrare che le azioni militari di Israele a Gaza non hanno violato il diritto internazionale, perché il rapporto tra vittime civili e combattenti è tra i più bassi di tutte le guerre moderne e perché Israele avrebbe lavorato per garantire che un rifornimento costante e consistente di cibo e altri aiuti umanitari entri a Gaza.
«Non è mai stato emesso alcun mandato contro un leader democraticamente eletto, ma il pregiudizio anti-israeliano della comunità legale internazionale, in particolare della Corte penale internazionale, della Corte internazionale di giustizia, delle Nazioni Unite, è così ovvio che hanno deciso di perseguire Israele accusandolo di genocidio e di aver fatto morire di fame la popolazione di Gaza, che sono accuse totalmente false», ha tuonato Dershowitz, affermando che che la Cpi ha «perso credibilità» applicando un doppio standard e insinuando che Israele sarebbe moralmente uguale all'organizzazione terroristica genocida di Hamas.
Di storica fede progressista, dopo il 7 ottobre 2023 Dershowitz ha deciso di lasciare il partito democratico perché «sconvolto» dai manifestanti anti-israeliani nei campus universitari che ha paragonato addirittura alla «gioventù hitleriana». Eccessi e iperboli dialettiche che rendono bene lo stile provocatorio e sulfureo del personaggio.
Benjamin Netanyahu è il primo leader di una moderna democrazia occidentale ad affrontare un mandato di arresto dalla Cpi. Le accuse rivolte contro di lui e l’ex ministro della Difesa Gallant hanno creato un virulento confronto tra Tel viv e i suoi alleati più stretti riaccendendo il dibattito sul ruolo della corte nel giudicare conflitti che coinvolgono grandi potenze democratiche. I critici sostengono che il tribunale rischia di minare la sua legittimità concentrandosi in modo sproporzionato su alcune nazioni, mentre i sostenitori dell’iniziativa del procuratore Kahan vedono le sue azioni come un passo necessario verso la responsabilità delle democrazie verso le regole del diritto internazionale.