Il presidente dell'Uganda Yoweri Museveni ha firmato una delle leggi anti- gay più dure al mondo. Il provvedimento introduce il reato di “omosessualità aggravata” punibile con la pena di morte e prevede il carcere fino a 20 anni per chi promuove diritti per lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer. La nuova norma prevede anche una condanna a 3 anni di reclusione per i bambini riconosciuti “colpevoli di omosessualità”. La legge era stata approvata a stragrande maggioranza già a marzo dal Parlamento ed è stata ratificata lunedì scorso dal presidente Museveni, che aveva chiesto alcune modifiche al legislatore.

La versione modificata chiarisce che la semplice identificazione come gay non è motivo di reclusione, mentre sono state respinte le richieste del presidente laddove aveva consigliato di rimuovere la pena capitale per omosessualità aggravata. La disposizione riguarda i recidivi e coloro che hanno avuto rapporti sessuali mentre erano sieropositivi. «Con molta umiltà, ringrazio i miei colleghi membri del Parlamento per aver resistito a tutte le pressioni dei bulli e dei teorici della cospirazione apocalittica nell'interesse del nostro Paese», ha detto la portavoce del parlamento Anita Among. La norma ha subito suscitato le reazioni da parte degli attivisti Lgbti+ e della comunità internazionale, scatenando proteste davanti alle missioni diplomatiche ugandesi all'estero. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha criticato la nuova legislazione, definendola una «tragica violazione dei diritti umani universali» e minacciando di tagliare gli aiuti e gli investimenti statunitensi in Uganda, chiedendo l'immediata abrogazione della legge.

Secondo Amnesty International, la legge «questo è un giorno terribilmente buio per i diritti delle persone Lgbtqia+ e per l’Uganda. La firma di questa legge profondamente repressiva è un grave attacco ai diritti umani e alla Costituzione dell’Uganda, nonché agli accordi regionali e internazionali per i diritti umani ai quali l’Uganda aderisce - si legge in una nota -. La legge contro l’omosessualità del 2023 non farà altro che legalizzare la discriminazione, l’odio e i pregiudizi contro gli ugandesi Lgbtqia+ e i loro sostenitori. È inaccettabile che rischino di perdere la vita, la privacy, la libertà di espressione e la possibilità di vivere liberi dalla discriminazione». Ma non solo: a reagire è anche Josep Borrell, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, secondo cui «questa legge è contraria al diritto internazionale sui diritti umani e agli obblighi dell'Uganda ai sensi della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, compresi gli impegni in materia di dignità e non discriminazione e il divieto di punizioni crudeli, inumane o degradanti. Il governo ugandese ha l'obbligo di proteggere tutti i suoi cittadini e sostenere i loro diritti fondamentali. In caso contrario, si comprometteranno le relazioni con i partner internazionali». Già nel 2014, quando Museveni ha firmato una prima legge anti- Lgbtqi+ meno restrittiva, i governi occidentali hanno sospeso alcuni aiuti, ridotto la cooperazione in materia di sicurezza e imposto maggiori restrizioni sui visti ai suoi cittadini. L’arcivescovo anglicano dell’Uganda, Stephen Kaziimba, ha espresso invece gratitudine al governo per questa nuova legge.

In una sua dichiarazione rilasciata dall’ufficio comunicazioni della Chiesa dell’Uganda, Kaziimba ha elogiato i legislatori ugandesi per aver “elaborato” la nuova legge, che offre «una maggiore protezione dei bambini attraverso forti misure anti-adescamento, e non consente ai condannati ai sensi della legge di essere impiegati in organizzazioni che lavorano direttamente con i bambini». L'arcivescovo ha ribadito la convinzione, già espressa nel suo messaggio pasquale, che l’omosessualità è «attualmente una sfida in Uganda perché ci viene imposta da attori esterni e stranieri contro la nostra volontà, contro la nostra cultura e contro le nostre convinzioni religiose. Si travestono da “attivisti per i diritti umani”, ma stanno corrompendo i veri diritti umani».