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Il clima è quello della collaborazione, con lo scopo comune di riavviare la macchina della Giustizia, “ingolfata” dall’emergenza coronavirus, e consentire che le udienze avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Costituzione. Anche nel processo amministrativo, che pure, di norma, non è improntato al principio di oralità e del contraddittorio in senso “forte”. Ma per l’avvocatura e il Consiglio di Stato rimangono comunque un punto fermo. Ed è su questi, dunque, che ieri il presidente Filippo Patroni Griffi, Avvocatura dello Stato, Cnf e associazioni degli amministrativisti (Unaa e Siaa) hanno trovato un punto di convergenza al tavolo convocato per ragionare sulle nuove norme del Pat - il processo amministrativo telematico - da applicare alla fase 2 di Tar e Consiglio di Stato. Una fase cristallizzata nell’articolo 4 del decreto legge 28 del 30 aprile scorso che prevede - fino al 31 luglio udienze online alla presenza anche degli avvocati, prima esclusi. Tali regole verranno affidate ad un decreto del presidente del Consiglio di Stato, per poi passare al vaglio del dipartimento dell’Innovazione della presidenza del Consiglio, previo parere del Garante della privacy, che dovrà dire la sua entro 30 giorni. La prima versione del decreto verrà ora integrata con i rilievi fatti da Cnf, Unione nazionale avvocati amministrativisti e Società italiana degli avvocati amministrativisti, ieri presenti al tavolo. Una versione che conteneva «norme tecniche in alcuni casi non condivise dall’avvocatura», ha sottolineato Carla Secchieri, consigliere del Cnf, che verranno integrate con le osservazioni depositate entro oggi. «L’esigenza è quella di rendere effettiva la possibilità dell’udienza da remoto il prima possibile», ha sottolineato Secchieri, che ha espresso «soddisfazione per l’attenzione che è stata dedicata, come sempre a questo tavolo, alle posizioni dell’avvocatura». Tra i rilievi anche quello relativo all’utilizzo della pec al posto della mail ordinaria e l’eliminazione della possibilità di collegarsi via Whatsapp - prevista per le camere di consiglio -, per ragioni di sicurezza, ma anche aspetti più «politici», relativi al rinvio della discussione quando sia solo una delle parti a volere l’udienza orale. «Chiediamo che l’udienza da remoto sia disposta automaticamente anche sulla base di un’istanza di una sola delle parti - ha commentato Daniela Anselmi, vicepresidente dell’Unaa -, senza possibilità che le controparti si oppongano e senza alcuna discrezionalità rimessa al presidente del Tar o di Sezione del Consiglio di Stato, fatta eccezione per quei casi in cui sia tecnicamente impossibile ricorrere al collegamento». Molte questioni, dunque, verranno chiarite attraverso protocolli, che andranno a smussare gli angoli di un decreto che manifesta in ogni caso apertura per le posizioni delle parti. Il punto fermo è il termine di validità di queste norme: non oltre il 31 luglio, salvo proroga dello stato d’emergenza. Il Cnf ha chiesto, inoltre, di espungere l’identificazione dell’avvocato tramite delega scritta, «perché la nostra legge professionale prevedere che delega possa essere anche orale. Ci sono delle perplessità - ha aggiunto Secchieri -, non è certo il punto saliente delle nostre osservazioni, ma per noi è importante. Sarà magari possibile esibire il tesserino durante l’udienza a richiesta, evitando l’invio del documento a colori prima della stessa, che ci sembra eccessivo».
Una delle questioni più dibattute è quella relativa al tempo a disposizione per la discussione. Stando al decreto 28/ 2020 sono previsti tempi massimi, per le istanze cautelari e ogni rito speciale, di cinque minuti per gli interventi dei ricorrenti e sei per le repliche delle controparti, mentre nel rito ordinario, in quello abbreviato comune, nel rito sui contratti pubblici e in quello elettorale sono previsti sette minuti per gli interventi dei ricorrenti e dieci per le repliche. «Sono termini secondo noi decisamente stretti - ha concluso Anselmi - e abbiamo chiesto un ampliamento, attraverso anche una regolamentazione dell’udienza. Ovviamente l’auspicio finale è che si possa tornare al più presto all’udienza orale e ciò non solo perché vorrà dire che saremo finalmente usciti dall’emergenza sanitaria, ma anche perché il distanziamento sociale non deve tramutarsi in distanziamento giurisdizionale e ciò in ossequio ai principi del giusto processo».