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L'incontro tra Trump e Zelensky in Vaticano
Il giorno dopo l’incontro in Vaticano tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in occasione dei funerali di Papa Francesco, e dopo le stilettate del presidente americano a Vladimir Putin - accusato di «prenderlo in giro» sulla reale volontà di porre fine alla guerra - il Cremlino apre uno spiraglio di dialogo.
A parlare è il portavoce Dmitry Peskov, secondo cui tra Washington e Mosca «ci sono molti elementi che coincidono davvero» nella visione del conflitto. Le trattative «continuano», precisa, ma «non possono svolgersi pubblicamente: occorre la massima discrezione».
Dagli Stati Uniti arriva la risposta del segretario di Stato Marco Rubio, che definisce la prossima settimana «cruciale» per capire le reali intenzioni di Mosca e Kiev. Rubio si mostra cauto: «Siamo vicini a un accordo, ma non abbastanza», afferma, invitando a rimanere ottimisti ma anche realistici.
Dal fronte russo, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov punta il dito contro l'Ue e Zelensky, accusandoli di voler «sfruttare» l'iniziativa di Trump «per raggiungere obiettivi diversi da quelli desiderati dagli Stati Uniti».
Il giallo della "terza sedia"
Intanto, si infittisce il mistero della «terza sedia» durante l'incontro tra Trump e Zelensky in Vaticano. Le immagini diffuse dalla presidenza ucraina mostrano tre sedute pronte, ma alla fine i due leader hanno parlato da soli. Le ipotesi sono diverse: la terza sedia poteva essere destinata a un interprete, oppure ad altri leader presenti come il presidente francese Emmanuel Macron o il premier britannico Keir Starmer, protagonisti di un altro iconico scatto insieme ai due presidenti.
La situazione sul campo
Sul terreno di battaglia, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ringraziato la Corea del Nord per il sostegno nella «liberazione» del Kursk. Kiev, però, smentisce: secondo Zelensky, le «operazioni difensive attive» nelle regioni di Kursk e Belgorod «proseguono», e la pressione internazionale sulla Russia «non è ancora sufficiente» a fermare la guerra.
Accanto a Zelensky si schiera la Commissione Ue: il commissario alla Difesa Andrius Kubilius afferma che la Russia chiede «niente Nato per l'Ucraina» non per paura di un attacco, ma per timore che l'Alleanza possa proteggere Kiev da future aggressioni russe.
Una visione non condivisa dal premier ungherese Viktor Orban, che critica Bruxelles: «La psicosi bellica che attanaglia l'Europa deve finire. L'unica via d'uscita è quella della pace, non una strategia di guerra senza speranza».