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Piogge di critiche arrivano praticamente dappertutto, due giorni dopo la votazione del Knesset (il parlamento israeliano), che permetterebbe di legalizzare retroattivamente 2mila case sui territori palestinesi. Il segretario generale dell’Onu, la Lega Araba, molte capitali europee, una Turchia che si stava riavvicinando allo stato israeliano, il procuratore generale d’Israele Avichai Mandelblit, alcuni esponenti del Likud. Tutti sono unanimemente concordi riguardo l’illegalità della votazione israeliana. Due ONG israeliane hanno fatto ricorso alla Corte Suprema di Gerusalemme affinchè cancelli la legge votata lunedì sera con 60 voti a favore e 53 contrari. È un episodio unico nella storia del conflitto. Forzando il paragone, sarebbe come se il parlamento italiano votasse per riannettere all’Italia territori che erano sotto il dominio dell’impero romano duemila anni fa.
<<La regolarizzazione degli insediamenti israeliani su suolo palestinese significa il superamento di una grossa linea rossa verso l’annessione illegittima dei Territori Occupati>>, dichiara Nicolay Mladenov, inviato dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente. La legge stabilirebbe un metodo di compensazione per i proprietari palestinesi i cui territori sono occupati dagli insediamenti regolarizzati: un pagamento annuo pari al 125% del valore dei terreni per vent’anni o, in alternativa, altri terreni ove sia possibile.
La tensione nel parlamento israeliano lunedì sera si tagliava con un coltello. Isaac Herzog, leader dell’opposizione laburista ha etichettato la legge in questione come “abietta” e ha assicurato che ciò porterà Israele davanti alla Corte Penale dell’Aja. <<E di questo>>, ha continuato Herzog <<Ne ha piena responsabilità il primo ministro israeliano>>.
Strano a dirsi ma proprio Benjamin Netanyahu non era in parlamento durante la votazione. Era in viaggio di ritorno dall’incontro con Theresa May a Londra.
La settimana scorsa sembrava che la votazione sarebbe saltata o almeno rimandata, ma qualcosa ha spinto Netanyahu a dare il via libera all’iter legislativo. Alcuni analisti affermano che, nonostante il premier israeliano fosse contrario all’approvazione di tale legge, sia stato praticamente obbligato dalle forti pressioni dell’estrema destra nazionalista e ortodossa che sta prendendo piede all’interno della maggioranza. Il Likud, il partito di destra del premier israeliano, si sta indebolendo a causa degli scandali di abuso di potere e così la destra estrema sta minacciando la posizione dello stesso primo ministro. Naftali Bennett, leader del partito Focolare Ebraico vicino ai coloni, nonchè ispiratore della legge, ha affermato: <<Ai nostri amici dell'opposizione che si sono mostrati sorpresi che un governo nazionalista abbia approvato una legge a beneficio degli insediamenti, vogliamo dire: questa è la democrazia>>.
Fortunatamente la democrazia israeliana implica anche la presenza della Corte Suprema, la stessa che la settimana scorsa ha ordinato lo sgombero, tra le tante proteste, degli isediamenti di Amona, e che probabilmente dichiarerà illegale l’ultima legge al centro delle polemiche. Inoltre, un sondaggio dell’Istituto per la democrazia israeliana ha pubblicato dei dati: il 53% degli israeliani sarebbe contrario all’annessione dei Territori Occupati, mentre il 37% è favorevole. Ed inoltre il 50% degli intervistati non concorda con l’idea del premier Netanyahu e dell’estrema destra israeliana, che con la presidenza Trump Israele “sia entrato in una nuova era”.