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«L'avvocatura, anche in considerazione del ruolo sociale che assolve incondizionatamente, è impegnata in prima linea nella difesa di soggetti vulnerabili e dei loro diritti spesso discriminati», con queste parole la presidente facente funzione del Consiglio Nazionale Forense, Maria Masi, ha commentato la scelta del plenum di approvare una serie di delibere che rispondono proprio alla necessità di tutelare i più vulnerabili. «La discriminazione non è mai giustificabile, ma soprattutto in questo particolare e difficile momento provocato dall'epidemia e dall'emergenza sanitaria si amplificano le esigenze di tutela da cui nessuno può o deve rimanere escluso». In quest’ottica, il Cnf è intervenuta «sullo stato dei detenuti, la tutela delle donne vittime di violenza domestica e di genere, sostenendo in questo caso gli emendamenti proposti dalla Commissione parlamentare sul femminicidio e aderendo alla campagna di sensibilizzazione promossa dal dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio», ha concluso Masi.
Il Cnf, «valutata la necessità di intervenire in modo consistente sul fenomeno della violenza domestica e di genere anche e soprattutto durante l’emergenza sanitaria, dacché, l’isolamento e la convivenza forzata rischiano di aggravare la situazione di pericolo che molte donne vivono», ha scelto di aderire alla campagna di comunicazione e sensibilizzazione “Libera puoi” promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri a sostegno delle donne vittime di violenza durante l’emergenza sanitaria. «L’obiettivo è di promuovere il numero 1522 attivo h24 e far conoscere le modalità di accesso alla segnalazione», si legge della delibera. Inoltre, la rappresentanza istituzionale dell’avvocatura ha anche deliberato di sostenere gli emendamenti proposti dalla commissione d’inchiesta sul femminicidio, «con particolare riferimento alla necessità di garantire l’applicazione rigorosa delle misure civili e penali a tutela delle donne vittime di violenza e di maltrattamenti; di garantire l’accesso delle donne ai centri antiviolenza e alle case rifugio nel rispetto delle misure precauzionali dettate dall’emergenza sanitaria; di prevedere ulteriori specifiche misure di protezioni per le donne vittime di violenza, anche migranti, richiedenti asilo, rifugiate e vittime di tratta e alla necessità di agevolare l’accesso ai numeri antiviolenza».
Il Consiglio nazionale forense ha inviato all’attenzione del governo e in particolare del premier Giuseppe Conte e del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ma anche del garante nazionale dei detenuti Mauro Palma e al capo del Dap, Francesco Basentini, una delibera sull’emergenza carceri e il preoccupante aumento di positivi al virus Covid- 19, in cui viene chiesta «l’immediata adozione di tutti i provvedimenti normativi necessari a ridurre il sovraffollamento delle carceri e rendere effettiva la tutela del diritto alla salute, costituzionalmente garantito, dei detenuti e di tutti coloro che operano all’interno degli istituti penitenziari». Nel testo, il Cnf definisce «del tutto inidonee» le misure adottate dal governo e rileva che il coronavirus ha «già provocato la morte di un detenuto, mentre aumentano ogni giorno i casi accertati di positività di detenuti e agenti di polizia penitenziaria», e evidenzia che «l’emergenza sanitaria in atto per la pandemia da Covid- 19 impone soluzioni non più procrastinabili per ridurre la cronica situazione di grave sovraffollamento delle nostre carceri». Inoltre, il Cnf ricorda che l’Italia in passato «è stata condannata già due volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo», e che l’attuale situazione di sovraffollamento nelle carceri italiane «non rende possibile il rispetto delle misure prescritte dalle autorità sanitarie finalizzate a contenere la diffusione della pandemia ed attuare il distanziamento sociale».
Infine, il Cnf ha sottoscritto un protocollo di intesa con la Corte di cassazione, la Procura Generale presso la Corte di cassazione limitatamente alla trattazione delle adunanze civili ed udienze penali camerali non partecipate, che prevede la collaborazione per la digitalizzazione degli atti processuali, sia attraverso l’invio di copia informatica di quelli già depositati in originale cartaceo, sia con il deposito di memorie e motivi aggiunti tramite posta elettronica certificata.