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Un giornalista ( quasi) rilasciato e sei all’ergastolo. È questo il bilancio della giornata della giustizia turca. Il corrispondente del quotidiano tedesco Die Welt, Deniz Yucel, è stato liberato su cauzione dopo un anno e due giorni di detenzione trascorsi in un carcere in Turchia. Ora però rischia una pena tra i 4 e i 18 anni di carcere. In tutto questo periodo il pubblico ministero non ha mai presentato i capi d’accusa, resi noti solo ieri con la richiesta di rinvio a giudizio, accettata dallo stesso giudice che ha sancito la liberazione condizionale del giornalista: incitamento all’odio e propaganda a favore di organizzazione terroristica. Il 44enne Yucel, di passaporto turco tedesco, era stato accusato di essere una spia per conto dei curdi del Pkk dallo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La detenzione di Yucel rientra nei numerosi arresti disposti dalle autorità turche a seguito del tentativo di golpe del luglio 2016. La Germania aveva più volte richiesto la liberazione di Yucel, la cui detenzione è tra le questioni che hanno contribuito al peggioramento delle relazioni tra Berlino ed Ankara.
Il 14 febbraio alla viglia della partenza per Berlino, il primo ministro turco Binali Yildirim si era detto personalmente favorevole al rilascio di Yucel, pur sottolineando che la decisione spetta a un tribunale turco. Il 15 il premier ha incontrato la cancelliera Merkel che aveva definito la vicenda di Yucel un «fardello» che pesa sulle relazioni tra Germania e Turchia. E ieri è arrivata la liberazione per la quale il ministro degli Esteri Gabriel ha ringraziato la Turchia.
Contestualmente l’Alta corte penale di Istanbul ha condannato al carcere a vita sei giornalisti. accusati di legami con la Fetullahist Terror Organization ( Feto). Questo è il nome con cui la Turchia definisce l’organizzazione Hizmet, fondata dal predicatore islamico Fethullah Gulen, in esilio volontario negli Stati Uniti. Le autorità di Ankara ritengono Gulen e la sua organizzazione responsabili del tentativo di golpe in Turchia del 15 luglio 2016. Nello scorso mese di gennaio, la Corte costituzionale turca aveva disposto il rilascio di Mehmet Altan e del suo collega Sahin Alpay, ma il tribunale competente per il loro caso si è opposto, decidendo che i due giornalisti devono rimanere in carcere. L’Unione europea ha più volte sottolineato il problema della giustizia turca e soprattutto del suo rapporto con i mezzi di comunicazione, citando anche di recente il caso dei giornalisti ora condannati e in particolare di Mehmet Altan come «gli ultimi esempi degli sviluppi preoccupanti che minano lo stato di diritto, l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura» turca. Secondo la nota di Mogherini e Hahn, gli sviluppi che hanno caratterizzato la giustizia turca rischiano di creare un infelice precedente in quanto pongono seri dubbi sullo stato di diritto in Turchia.