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Erdogan, presidente della Turchia
Altri otto sospetti agenti dei servizi israeliani sono finiti in manette a Istanbul, un’operazione congiunta condotta dalla polizia di Istanbul e dall’intelligence (Mit) che segue la retata del 2 gennaio scorso quando il ministro dell’interno Ali Yerlikaya annunciò l’arresto di trentatré persone, accusate di operare sempre per conto del Mossad.
Nel dicembre del 2022, quarantaquattro presunti 007 erano stati arrestati con l’accusa di spiare cittadini palestinesi residenti in Turchia, in gran parte commercianti, allo scopo di «preparare attacchi e rapimenti di individui che lavorano nel settore umanitario».
È la linea di “tolleranza zero” rivendicata e messa in atto dal presidente Erdogan nei confronti dello spionaggio di Tel Aviv. Secondo quanto riferito ieri dalle forze di sicurezza di Ankara, gli arrestati sarebbero tutti di cittadinanza turca o di altre nazioni, ma non direttamente israeliani, una prassi comune per il Mossad che negli scenari più ostili è solito reclutare agenti e informatori locali che poi possono venire “scaricati” senza stressare l’opinione pubblica, incaricati di raccogliere dati personali, scattare fotografie, segnalare presunti nemici dello Stato ebraico. Nel gennaio del 2023 un’inchiesta della rete panaraba Al- Jazeera (oggi oscurata in Israele) svelò diversi dettagli del sistema di arruolamento israeliano nelle città del Paese attraverso annunci di lavoro tarocchi sui socialnetwork, il profilo standard degli informatori corrisponde a quello di studenti universitari iscritti a facoltà scientifiche come ingegneria o informatica che sono “assunti” in cambio di generose quantità di denaro in forma di criptovalute. Stando alla tv di Abu Dabi gli agenti venivano divisi in due gruppi: il primo come collettore di dati, il secondo come unità operativa per aggressioni o rapimenti di persone legate alla resistenza palestinese che però sarebbero rimasti nel campo dei progetti incompiuti.
Dopo i pogrom del 7 ottobre e la feroce offensiva israeliana nella striscia di Gaza, Erdogan ha moltiplicato le invettive nei confronti dello Stato ebraico, rinunciando alle posizioni più moderate e diplomatiche degli ultimi anni (nel 2022 le relazioni bilaterali si erano ufficialmente normalizzate) giocando il ruolo del paladino della causa palestinese di fronte all’apatia e alla timidezza del mondo sunnita. Prima paragonando Benjamin Netanyahu a Adolf Hitler, poi chiedendone il processo davanti la Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.
Da parte sua Tel Aviv ritiene la Turchia un hub di importanza strategica per le attività di Hamas, che Ankara non ha mai classificato come organizzazione terroristica a differenza dei paesi dell’Unione europea e degli Stati Uniti; diversi dirigenti del movimento islamista palestinese, tra cui Khaled Meshal e Ismail Hanyeh sono stati avvistati a Istanbul nel corso degli anni godendo di ampia protezione da parte del “sultano”.
Stando a un rapporto del controspionaggio turco, le attività dei servizi di Tel Aviv sul territorio sarebbero aumentate in modo notevole dopo il 7 ottobre, con centinaia di agenti messi in campo, un incremento delle operazioni che avrebbe permesso di individuarne a decine in pochi mesi.
Secondo Ankara ci sarebbero diverse pistole fumanti, in particolare le attività dell’ex commissario di polizia oggi investigatore privato esperto di sicurezza Hamza Turan Ayberk, che avrebbe utilizzato spyware e cimici per intercettazioni ambientali sotto le istruzioni del Mossad. Sarebbe stato reclutato nel 2019 mentre era in Serbia e addestrato all’utilizzo di messaggi crittografati. La Turchia e Israele hanno normalizzato i rapporti nel 2022, riconfermando gli ambasciatori dopo anni di tensioni, ma questi legami si sono rapidamente deteriorati dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas, con Ankara che è diventata uno dei più forti critici delle azioni militari di Israele a Gaza. A dicembre il capo dell’agenzia di sicurezza israeliana Shin Bet aveva dichiarato che la sua organizzazione era pronta a colpire il gruppo militante di Hamas ovunque, anche in Libano, Turchia e Qatar. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito Israele di «gravi conseguenze» se Israele avesse continuato a minacciare di attaccare funzionari di Hamas in territorio turco.