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Basta con le ipocrisie, le frecciate, le mezze frasi e i segreti di Pulcinella. Donald Trump getta definitivamente la maschera e seppellisce Volodymnyr Zelensky, trattato come un fastidioso intralcio nel nuovo ordine geopolitico che gli Usa stanno architettando assieme alla Russia dell’amico Putin. Violentissime e irrituali le parole del tycoon che spara a zero sul presidente ucraino, considerato il solo responsabile della guerra.
Un esercizio negazionista da fare invidia ai più talentuosi propagandisti del Cremlino: «È un dittatore che non convoca le elezioni e un comico di mediocre livello che ha convinto gli Stati Uniti d'America a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non avrebbe mai dovuto iniziare e che senza di me non potrà mai risolvere», scrive il presidente degli Stati Uniti su Truth. E le proteste per l’esclusione dell’Ucraina al vertice Usa Russia di Ryad? «È un’isteria inappropriata», taglia corto il tycoon.
Praticamente un copia incolla delle tesi della Russia che accusa Kiev di aver innescato il conflitto nel 2014 in Donbass. In questo schema l’invasione del febbraio 2022, le migliaia di civili uccisi o la precedente annessione illegale della Crimea sarebbero una conseguenza dell’ostinazione ucraina a non cedere i suoi territori a Mosca. Anche la presunta illegittimità di Zelensky nell’occupare la poltrona presidenziale è un refrain portato avanti dalla propaganda russa da diversi mesi. La richiesta Usa di indire elezioni è infatti arrivata dopo che Putin ha dichiarato che il governo di Kiev non ha la legittimità di firmare alcun accordo di pace perché non si sarebbe sottomesso al mandato delle urne.
Se è vero che il mandato presidenziale di Zelensky è scaduto nel maggio 2024, in Ucraina vige la legge marziale che prevede la sospensione del voto e, secondo un sondaggio dell’International Republican Institute, circa il 60% della popolazione si dichiara contrario allo svolgimento di elezioni con la guerra ancora in corso. Trump gioca anche allegramente con i numeri citando la declinante popolarità dell’odiato Zelensky, a suo dire disprezzato dal suo stesso popolo: «Il suo indice di gradimento è precipitato al 4%». Da dove ha preso queste informazioni l’inquilino della Casa Bianca non è dato saperlo, ma si tratta delle stesse cifre e delle stesse illazioni che circolano da tempo nei palazzi moscoviti.
Il presidente ucraino, anche se stordito dalle contumelie di The Donald ha provato a replicare, ma con maggiore educazione e contegno: «Ho un grande rispetto di Trump come leader del popolo americano, ma purtroppo vive nello spazio di disinformazione costruito dalla Russia». Più duro il ministro degli esteri Andrii Sybiha che su X reagisce con orgoglio: «Abbiamo resistito al più orribile attacco militare nella storia moderna dell’Europa e a tre anni di guerra totale, nessuno può costringere l’Ucraina ad arrendersi, difenderemo il nostro diritto a esistere».
Se Zelensky è il bersaglio piccolo, quello grande non può essere che l’Unione europea che Trump ha bastonato per l’ennesima volta a pochi giorni dall’irritante lezione morale del vicepresidente J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: «Sulla guerra in Ucraina l’Europa ha fallito miseramente, in tre anni non è stata in grado di ottenere nulla, incapace di raggiungere la pace». Nel regno della forza e della potenza politica esibita il modello concertativo e multipolare europeo è destinato a venire schiacciato dall’asse russo-americano, vaso di coccio tra i vasi ferro.
Come scrive il Wall street journal, di sicuro non un giornale progressista, «la politica globale può essere un brutto affare, ma la riabilitazione di Vladimir Putin da parte del presidente è particolarmente dura da accettare». Gli osservatori più pessimisti sono convinti che il nuovo feeling tra Washington e Mosca non sarà un fattore di stabilità ma un implicito lasciapassare concesso alle ambizioni del Cremlino: «Putin oggi si sente incoraggiato ad andare avanti. Tutti i servizi di sicurezza europei, da Riga a Berlino, dicono la stessa cosa: la Russia metterà alla prova direttamente le nostre difese nei prossimi anni. Ascoltiamoli!»