Donald Trump, fresco di vittoria alle elezioni, ha nominato Susie Wiles come capo di gabinetto della Casa Bianca, segnando un'importante novità. Wiles diventa così la prima donna a ricoprire questo ruolo di alto livello, grazie al successo ottenuto nella gestione della sua campagna elettorale. La stratega repubblicana, stimata sia da collaboratori interni che esterni al team di Trump, ha saputo dirigere la campagna in modo impeccabile e disciplinato. Nonostante il suo impatto fondamentale, ha evitato le luci della ribalta, rifiutando persino di prendere la parola durante le celebrazioni della vittoria.

L’arrivo di Wiles alla Casa Bianca rappresenta la prima decisione chiave di Trump come presidente eletto. Si tratta di una nomina importante per l’amministrazione in formazione, poiché Wiles avrà il compito di costruire e coordinare la squadra che dirigerà l’apparato governativo degli Stati Uniti. Sebbene non abbia esperienza diretta in ambito governativo, Wiles vanta un forte legame con Trump e ha dimostrato di saper influenzare le sue scelte, ottenendo il suo rispetto e la sua fiducia. La sua strategia non si basa su ammonimenti o critiche dirette, ma su un'efficace capacità di persuasione.

Donald Trump

Trump ha elogiato pubblicamente le doti di Wiles, affermando: «Susie è forte, intelligente, innovativa e rispettata universalmente. Lavorerà instancabilmente per rendere grande l’America». Ha aggiunto che la sua nomina come prima donna capo di gabinetto è «un onore ben meritato» e che Wiles rappresenterà al meglio gli Stati Uniti.

Durante la sua precedente amministrazione, Trump ha visto un rapido turnover di quattro capi di gabinetto, con uno di loro in servizio ad interim per un intero anno. Questo ruolo, come sottolineato dall'esperto Chris Whipple, autore del libro "The Gatekeepers", è fondamentale per un’amministrazione efficace poiché il capo di gabinetto agisce da fidato consigliere del presidente, bilanciando le priorità politiche e assicurando la corretta esecuzione dell’agenda presidenziale. «Alla fine, il compito più importante è dire al presidente ciò che non vuole sentire» ha osservato Whipple. Riconoscendo le competenze di Wiles nel gestire Trump, Whipple ha aggiunto: «Sa lavorare con lui e può dirgli anche verità difficili, e questo è cruciale».

Nonostante questi punti di forza, Whipple ha anche segnalato come Wiles possa trovarsi in svantaggio per la mancanza di esperienza diretta alla Casa Bianca e per il fatto di non aver lavorato a Washington negli ultimi 40 anni. La sua carriera si è svolta principalmente in Florida, dove ha gestito le campagne di Trump nello Stato sia nel 2016 che nel 2020, oltre alla campagna di Rick Scott per la carica di governatore della Florida nel 2010 e, per un breve periodo, quella di Jon Huntsman per le presidenziali del 2012.

Molti collaboratori della campagna hanno espresso il loro apprezzamento per Wiles. Chris LaCivita, co-manager della campagna di Trump, ha scritto su X: «Sono felice e orgoglioso di una delle guerriere più leali e tenaci con cui abbia mai avuto il piacere di lavorare!» Trump ha spesso menzionato pubblicamente Wiles durante la campagna, lodandola per la conduzione della «migliore campagna mai realizzata». In occasione di un comizio a Milwaukee, ha dichiarato: «È incredibile. Incredibile».

Wiles ha saputo mantenere il messaggio della campagna su un registro equilibrato, persino quando Trump si spingeva in discorsi più polemici. Durante un comizio in Pennsylvania, infatti, Wiles si trovava vicino al palco, osservando con attenzione l’intervento di Trump, noto per il suo stile provocatorio. In un altro comizio a Pittsburgh, Trump ha scherzosamente chiesto a Wiles se potesse "cancellare" la parola “bella” dal discorso dopo aver lamentato che i tempi moderni limitano l’uso di certi appellativi verso le donne. «Posso farlo, vero, Susie?» ha ironizzato.