Donald Trump ha annunciato che dal 2 aprile verranno applicati dazi del 25% su tutte le auto importate negli Stati Uniti, comprese quelle di marchi americani prodotte all’estero. Il presidente ha definito questo provvedimento come «l’inizio del Giorno della Liberazione per l’America», criticando le politiche economiche dei Paesi che, a suo dire, danneggiano l’economia statunitense. Secondo Trump, questi Paesi non solo «rubano» i posti di lavoro, ma sottraggono anche la ricchezza al paese.

L’applicazione dei dazi interesserà tutte le automobili finite che vengono importate negli Stati Uniti, inclusi i veicoli di marchi statunitensi assemblati all'estero. Un’ulteriore misura riguarda gli acquisti di auto prodotte negli Stati Uniti: chi decide di acquistare un veicolo con finanziamento potrà dedurre gli interessi dalla dichiarazione dei redditi. Inoltre, il presidente ha rivelato che il governo statunitense applicherà tariffe anche su prodotti farmaceutici e sul legname importato.

Nel frattempo, Trump ha minacciato l'Unione Europea e il Canada di nuove tariffe, qualora i due Paesi collaborassero per danneggiare gli Stati Uniti. «Se l’Unione Europea collabora con il Canada per danneggiare economicamente gli Stati Uniti, verranno imposti a entrambi dazi su larga scala, molto più grandi di quelli attualmente previsti», ha scritto sul suo profilo "Truth".

La reazione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non si è fatta attendere. In una dichiarazione ufficiale, ha espresso «profondo rammarico» per la decisione degli Stati Uniti di introdurre i dazi sulle esportazioni automobilistiche europee. Von der Leyen ha sottolineato che l’industria automobilistica è un «motore di innovazione, competitività e posti di lavoro di alta qualità», e ha fatto appello a una gestione condivisa delle catene di approvvigionamento tra Europa e Stati Uniti.