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«La talpa è come una spia. E sappiamo ai nostri tempi come venivano trattati quelli come lui, come nemici di guerra». È un Donald Trump furioso quello che si scaglia contro la “gola profonda” del Kievgate, l’ultimo scandalo che si è abbattuto sulla sua controversa presidenza.
Della talpa che ha denunciato le pressioni del tycoon sul presidente ucraino Zelensky affinché indagasse sul figlio del rivale politico Joe Biden si sa che è un agente della Cia e null’altro. Ma Trump gli sta dando la caccia, convinto che la divulgazione del suo colloquio con Zelensky sia un atto illegale, un atto di alto tradimento.
«Ora viene fuori la talpa - tuona il presidente - ma la sua informativa si basa su niente, su un paio di persone che “mi hanno detto che ha avuto una conversazione con l’Ucraina”, ecco, siamo in guerra. La gente è malata, la gente ha paura di dire che la stampa è corrotta, abbiamo media disonesti, così ora sono devastati, ma troveranno sempre qualcosa, sono sicuro che troveranno qualcosa ancora nella telefonata. Io voglio sapere chi è questa persona che ha dato l’informazione, è come una spia, è una cosa molto faziosa e noi sappiamo ai nostri tempi, quando eravamo più svegli, che fine facevamo fare alle spie e ai traditori». Intanto il Washington Post rivela dettagli sui retroscena dello scandalo che potrebbe portare all’impeachment del presidente Usa. In sostanza l’operazione di dossieraggio nei confronti di Hunter Biden ( membro consiglio di amministrazione del più importante gruppo ucraino privato di gas) non un attacco improvvisato, ma una strategia politica che va avanti da tempo.
L’avvocato personale di Trump, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, avrebbe infatti incontrato ben cinque procuratori o ex procuratori ucraini, allo scopo di premere per indagini che potessero danneggiare il più temibile avversario democratico del presidente americano.
È stato lo stesso Giuliani, in una serie di interviste con il Washington Post, a riferire dei suoi contatti con i procuratori ucraini, durante i quali, sostiene, ha ottenuto informazioni su presunte collusioni fra i democratici e l’Ucraina durante la campagna elettorale del 2016. Si tratta di conversazioni via Skype l’anno scorso con l’ex procuratore generale Viktor Shokin e di incontri con il suo successore Yuri Lutsenko a New York in gennaio e a Varsavia in febbraio. Giuliani doveva recarsi a Kiev a maggio, ma il viaggio fu annullato dopo che i suoi progetti furono rivelati dal New York Times. Allora Giuliani incontrò a Parigi altri procuratori ucraini, fra cui il capo dell’ufficio anticorruzione Nazar Kholodnytsky Nei suoi contatti era assistito da un uomo d’affari ucraino- americano, Lev Parnas. E questi ha descritto un’atmosfera in cui i procuratori facevano a gara per dare informazioni a Giuliani, convinti di poter così avanzare la loro carriera.
L’elezione in primavera di Zelensky sembrava però aver vanificato gli sforzi di Giuliani. Lo stesso ex sindaco di New York se ne era lamentato in un tweet del 21 giugno: «Il nuovo presidente dell’Ucraina - si leggeva - tace ancora sulle indagini sulle interferenze ucraine nel 2016 e le presunte mazzette di Biden all’ex presidente Poroshenko. È ora che la leadership indaghi su entrambe le vicende se si vuole ripulire l’Ucraina da quanto fatto da Hillary e la gente di Obama»