PHOTO
SOLDATI AMERICANI
Donald Trump ha chiesto alla Corte Suprema di autorizzare il Pentagono a far entrare immediatamente in vigore il bando che vieta la permanenza delle persone transgender nelle Forze armate statunitensi, nonostante il provvedimento sia ancora oggetto di ricorsi legali in corso.
Due giudici federali, tra cui Benjamin Settle del tribunale di Tacoma, hanno finora bloccato l’applicazione del divieto, ritenendolo probabilmente incostituzionale perché motivato da discriminazione e non giustificato da esigenze militari concrete. La decisione di sospendere il bando, secondo i giudici, sarebbe fondata sull’assenza di prove che la presenza di militari transgender comprometta la capacità operativa delle forze armate.
A contestare tale sospensione è ora il solicitor general John Sauer, che ha chiesto un intervento d’urgenza della Corte Suprema, sostenendo che il giudice Settle avrebbe abusato della sua autorità e non avrebbe mostrato la necessaria deferenza nei confronti del giudizio militare professionale del Dipartimento della Difesa.
La questione non è nuova. Nel 2019, la Corte Suprema, con una maggioranza ristretta (5 voti a favore e 4 contrari), aveva già autorizzato l'amministrazione Trump ad applicare un primo bando contro i militari transgender. Quella misura venne poi annullata da Joe Biden all'inizio del suo mandato, con un ordine esecutivo che ripristinava la possibilità per le persone transgender di servire apertamente nell’esercito.
Una volta tornato alla Casa Bianca, Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo, introducendo un divieto ancora più severo rispetto alla versione precedente, sottolineando la necessità – a suo dire – di tutelare la prontezza e la coesione militare.
La decisione finale ora spetta alla Corte Suprema, che dovrà stabilire se permettere l’immediata applicazione del provvedimento in attesa della conclusione dell’iter giudiziario. Una sentenza che rischia di riaccendere lo scontro politico e sociale su diritti civili, difesa e identità di genere.