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L’Europa ridotta a cattivo esempio da non seguire: così Donald Trump fa propaganda e difende il suo “bando” sugli stranieri provenienti dai Paesi musulmani. In un tweet inviato poche ore dopo la decisione con cui la giudice di Brooklyn Ann Donnelly ha sospeso i rimpatri, il presidente degli Stati Uniti scrive: “Il nostro paese ha bisogno di confini robusti e severamente controllati, ORA. Andate a vedere - continua - ciò che accade in tutta Europa e nel mondo, una orrenda confusione!”. È anche una risposta alle critiche ribadite nelle ultime ore da Angela Merkel attraverso il suo portavoce Steffe Steibert, il quale ha dichiarato che la cancelliera ritiene “non giustificato” il provvedimento imposto dalla Casa Bianca. Merkel, ha riferito Steibert, “è convinta che la necessaria lotta risoluta contro il terrorismo non giustifichi un generale sospetto contro persone con un certo retroterra e o una certa fede”. Ma è chiaro che Trump non ha alcuna intenzione di tornare indietro o di attenuare le misure prese venerdì. Prima di twittare contro l’Europa e il suo lassismo, in alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa ha assicurato che il divieto di ingresso “sta funzionando molto bene”, e che si tratta di misure “molto rigide” che danno i loro risultati: “Lo si può vedere negli aeroporti come ovunque: si tratta di controlli veramente severi che avremmo dovuto introdurre in questo paese da molti anni”. Si tratta del primo step di una politica che sembra destinata a caratterizzare la nuova presidenza degli Stati Uniti: Trump infatti ha appena firmato un nuovo provvedimento che impegna i vertici militari a elaborare una strategia precisa per sconfiggere l’Isis. La decisione di Washington dà 30 giorni ai vertici della Difesa Usa per presentare il piano. Nel documento, il presidente degli Stati Uniti spiega che le milizie dello Stato islamico non solo “la sola minaccia da terrorismo islamico radicale che il Paese affronta, ma l’Isis è tra i più feroci e aggressivi”. Voleva chiamarlo “divieto ai musulmani” Certo, dubbi sulla politica anti immigrati di Trump affiorano anche nel Partito repubblicano. Basti pensare a un componente della commissione Difesa come il senatore Ben Sasse, secondo il quale “ci sono due modi per perdere la nostra battaglia contro il jihadismo: il primo è continuare a pensare che il terrorismo jihadista non abbia alcun legame con l'Islam o alcune nazioni, il che è stato disastroso. Ma c'e anche un secondo modo di cadere: se mandiamo il segnale al Medio Oriente che gli Usa considerano tutti i musulmani jihadisti, i reclutatori vincono dicendo ai ragazzini che l'America mette il veto ai musulmani e che l'America è contro una religione”. Scrupolo che pare non aver per nulla sfiorato Trump, alla luce di quanto racconta uno degli uomini più vicini al presidente, Rudolph Giuliani: “Quando la prima volta ha parlato del provvedimento, ha detto muslim ban”, divieto ai musulmani, appunto. “Mi ha chiamato e mi ha detto 'metti insieme una commissione, mostrami il modo giusto per farlo, da un punto di vista legale'”, ha raccontato a Fox News Giuliani, attuale responsabile della task force sulla Sicurezza informatica.