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Sarà anche un po’, illiberale, non rispetta troppo i diritti umani ma è «un tipo tosto» che ha tenuto «il suo paese al sicuro». Per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, incontrare il premier ungherese, Viktor Orban, non è più un tabù come lo fu per i suoi predecessori, George W. Bush e Barack Obama, che si rifiutarono di concedergli udienza proprio a causa del suo governo autoritario. Così lunedì scorso Orban si è presentato al civico 1600 di Pennsylvania Avenue, a Washington DC., per un colloquio ufficiale con “The Donald”.
In realtà Orban si era già recato alla Casa Bianca nel 1998, quando aveva incontrato Bill Clinton. L’uomo politico magiaro era stato nominato primo ministro per la prima volta (poi ancora nel 2002 e 2010), contrariamente ad oggi era un giovane leader sostenitore della Nato e fervente europeista. La politica internazionale non è terreno per idee monolitiche e le cose cambiano a seconda delle convenienze. Ora Orban e l’Ungheria, per un paradosso della storia, sono rientrati nell’orbita russa e si trovano in rotta di collisione con la Ue.
Ma, secondo diversi osservatori, sono proprio questi i motivi che avrebbero spinto Trump a spalancare di nuovo le porte della White House. La visita di Orban infatti rientrerebbe in una più ampia strategia che mira a sfilare i paesi del cosiddetto “gruppo di Visegrad” ( Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) dall’influenza di Vladimir Putin e di avvicinarli agli Usa. Sul tavolo di Trump sono numerosi i dossier da discutere con l’Ungheria: commercio, energia, cyber sicurezza, forniture di armi e naturalmente la Nato. Un ventaglio di questioni che rientrano anche nel confronto a distanza con la Cina, sempre più presente in Europa centrale. Trump ha buone carte da giocare, prima fra tutte l’ammirazione che il leader magiaro nutre per il tycoon statunitense.
Una vicinanza che si è espressa anche dal punto di vista comunicativo mutuando il suo slogan “America First” adattandolo all’Ungheria. Parallelamente il presidente Usa si è espresso in maniera molto amichevole verso Orban definendolo come uno che ha «fatto la cosa giusta sull’immigrazione» È «tosto e rispettato» - ha detto Trump - «forse un po’ controverso, ma va bene così, abbiamo molte cose da discutere». Insomma uno po’ come se stesso. L’arrivo di Orban è stato anche molto criticato, Trump gli offre un palcoscenico a pochi giorni del voto europeo, proprio mentre il premier ungherese è quasi isolato in sede Ue. Per il capitolo dei diritti umani, dura è stata la posizione di diverse organizzazioni che hanno definito «questa visita un grave errore, non solo perché è un leader antidemocratico, ma anche perché segnalerà l'affermazione di un'agenda che minaccia la sicurezza transatlantica».