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President Donald Trump speaks in the Roosevelt Room of the White House, Tuesday, Jan. 21, 2025, in Washington. (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson) Associated Press/LaPresse
«Se non ci sarà un accordo a breve sull’Ucraina con Mosca, non avrò altra scelta se non imporre più tasse, dazi e sanzioni su tutto quello che viene venduto dalla Russia negli Stati Uniti». Donald Trump dopo soli due giorni destabilizza la politica internazionale e si mette in rotta di collisione con quello che sembrava essere un competitor non troppo ostile. Ma le rotture sono la specialità del tycoon come dimostrano le firme su decine di ordini esecutivi dal carattere radicalmente opposto rispetto al suo predecessore Biden.
Tra le direttive ci sono soprattutto un giro di vite sull'immigrazione e il ritiro delle politiche contro il cambiamento del climatico. Nel primo caso, l'ordine ha lo scopo di porre fine alla cittadinanza per diritto di nascita per i bambini nati negli Stati Uniti da genitori immigrati che si trovano nel paese illegalmente, nonché per quelli nati da coppie che si trovano nel paese su base temporanea. Trump ha minacciato deportazioni di massa e ha già inviato l'esercito al confine con il Messico.
Come nel 2017 il nuovo presidente degli Stati Uniti ha chiesto all'ambasciatore presso le Nazioni Unite di presentare immediatamente una richiesta scritta di ritiro dall'accordo di Parigi sul clima. Perché non rifletterebbe i valori del paese o i suoi obiettivi economici e ambientali. Gli Stati Uniti sono responsabili di circa l'11% delle emissioni globali di gas serra, che li rende il secondo più grande inquinatore dopo la Cina.
Un altro ordine e quello che dovrebbe determinare il ritiro degli Usa dall OMS. Motivo: «a causa della cattiva gestione della pandemia di Covid-19 da parte dell'organizzazione». L'ostracismo di Trump nei confronti dell'OMS è radicato nella percezione che sia dominato dalla Cina. Dei 196 Stati membri, gli Usa sono di gran lunga il più grande finanziatore, contribuendo a quasi un quinto del bilancio totale. Con il ritiro l'OMS potrebbe non essere in grado di rispondere alle emergenze.
Trump sta anche riportando indietro la lancetta delle politiche sui diritti civili e quelli sociali. Il presidente ha ordinato che tutto il personale del governo degli Stati Uniti che lavora sui programmi di diversità, equità e inclusione (DEI) sia messo in congedo amministrativo retribuito immediato. Gli uffici e i programmi in questione saranno evidentemente chiusi. L'impianto di questo ordine esecutivo è chiaro: «La politica degli Stati Uniti è quella di riconoscere due sessi, maschio e femmina. Questi sessi non sono mutevoli e sono radicati in una realtà fondamentale e incontrovertibile».
Un attacco alle persone transgender che dovrebbe concretizzarsi nella fine dell'obbligo di riferirsi nelle strutture governative e nei luoghi di lavoro con pronomi che corrispondono alla loro identità di genere. Inoltre nelle prigioni e negli ambienti come i rifugi per migranti e vittime di stupro, la segregazione verrebbe decisa in base ial sesso. In questa maniera le donne trans potrebbero essere esposte a un rischio maggiore di violenza.
Tra i provvedimenti anche uno che ha fatto immediatamente discutere e ha provocato malumori negli stessi ambienti repubblicani. Si tratta della decisione di graziare o commutare le condanne di quasi 1600 persone coinvolte nel tentativo di ribaltare violentemente le elezioni del 2020 con l'assalto a Capitol Hill. Lo stesso Trump è stato imputato anche se ora come presidente non rischia piu la condanna. Non a caso questo è stato uno dei primissimi ordini firmati sul tavolo dello studio ovale. Tra i graziati anche esponenti delle milizie armate come i proud Boys e gli Oath Keepers.