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Prima Livorno, poi Roma, ora anche Torino. Nella mattina di ieri la sindaca Chiara Appendino ha comunicato di aver ricevuto un avviso di garanzia. L’accusa: falso ideologico in atto pubblico, in relazione al bilancio 2016. Con lei, sono stati iscritti al registro delle notizie di reato anche l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando e il Capo di Gabinetto, Paolo Giordana.La sindaca ostenta tranquillità: «Sono assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura, certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l’interesse della città e dei torinesi», scrive su Facebook. Poi, in una nota ufficiale, aggiunge che desidera «essere ascoltata il prima possibile al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa». Così, già nelle prime ore del pomeriggio di ieri, Appendino, Rolando e Giordana sono stati ascoltati dal procuratore Marco Gianoglio. L’ipotesi di reato, su cui la Procura di Torino indaga da tre mesi in seguito a un esposto dei capogruppo di opposizione Alberto Morano (lista civica) e Stefano Lo Russo (Pd) e alla denuncia del Collegio dei revisori, riguarda un debito di 5 milioni di euro del comune nei confronti della società Ream, “scomparso” dal bilancio del 2016. La somma era stata versata da Ream nel 2012 come caparra, per acquisire un diritto di prelazione sull’area ex Westinghouse, che la precedente amministrazione Fassino aveva in progetto di riqualificare con un centro congressi e un ipermercato. Negli anni successivi, poi, il progetto è stato assegnato ad un’altra società e dunque il comune avrebbe dovuto restituire la cifra a Ream nel 2017, ma la somma non è mai stata versata. Secondo le carte in possesso della Procura, invece, Paolo Giordana, in accordo con la sindaca Appendino e l’assessore Rolando, avrebbe chiesto a dirigenti di alterare le cifre di bilancio, posticipando di un anno il pagamento del debito. «Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse - si legge in una mail che Giordana invia alla dirigente del settore Finanza, Anna Tornoni - Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto». Tornoni aveva tentato più volte di scoraggiare l’inizativa di Giordana e, conclusa la questione, è stata sollevata dall’incarico. Nel fascicolo, inoltre, dovrebbe esserci anche una lettera della stessa Appendino, nella quale dichiarava di aver aperto un tavolo con Ream per aggiustare i conti, anche se nessuna trattativa avrebbe comunque potuto sollevare il Comune dall’obbligo di indicare nel passivo di bilancio i 5 milioni. Il procedimento a suo carico è appena iniziato, ma l’ennesimo scivolone di un sindaco 5 Stelle ha immediatamente animato il dibattito politico. «Sono garantista, ma mi auguro che certe esperienze insegnino a tutti che governare è difficile», è il lapidario commento dell’ex sindaco dem, Piero Fassino. Garantismo è la parola che ripetono tutti i dirigenti del Pd, «ma per il giustizialismo cinque stelle è un altro duro colpo. Cinque stelle e due morali», commenta il senatore Pd Andrea Marucci. La richiesta di sospensione della sindaca, invece, arriva dalla Lega Nord: «Siamo garantisti sempre, ma da chi ha preso voti urlando “onestà” ci aspettiamo se non le dimissionialmeno un autosospensione da sindaca», ha commentato il capogruppo della Lega Nord nel Consiglio comunale di Torino, Fabrizio Ricca. Granitica, invece, è la difesa dei colleghi 5 Stelle. Per Appendino scende in campo Alfonso Bonafede, papabile ministro della Giustizia di un governo pentastellato: «E’ un paradosso: mentre la Giunta torinese prova a uscire dalla palude finanziaria nella quale l’hanno costretta le amministrazioni di Fassino e Chiamparino, a essere indagata ora è la stessa Appendino. Meno male che sappiamo di poter contare su una magistratura indipendente, che non si fa influenzare dai politicanti di ieri». Sulla stressa linea anche Riccardo Fraccaro, che incita la sindaca ad andare avanti, «siamo certi della buona fede della sua amministrazione». A fare la voce grossa, poi, anche il candidato premier Luigi Di Maio, che chiama in causa i “poteri costituiti”: «Siamo sotto attacco, il MoVimento è sotto attacco. In questo momento stanno provando ad accerchiarci da tutti i lati: Tv e giornali, partiti e dirigenti pubblici lottizzati sanno che rischiano di perdere tutto». E ancora, «sono passati a dare addosso a Chiara, dopo che le due richieste di archiviazione a Virginia Raggi hanno dimostrato che il caso-Romeo era una bolla di sapone».Eppure è un fatto che le tre più importanti amministrazioni 5 Stelle abbiano i primi cittadini indagati. Una constatazione irrilevante dal punto di vista della legittimità delle loro amministrazioni ma non di poco conto per un movimento che chiede ai propri candidati di essere incensurati e non avere indagini pendenti. E sul punto risponde la potente deputata romana Roberta Lombardi: «Non siamo marziani, nell’attività amministrativa è normale incappare in queste cose».