Il nuovo "Zar del confine" è un ex poliziotto dalla fama di duro: diventerà presto familiare il volto di Thomas Douglas Homan, nominato da Donald Trump a capo del piano di "deportazione di massa" di undici milioni di illegali, come annunciato dal tycoon durante la sua campagna elettorale.

Homan ha lavorato prima nell'amministrazione di Barack Obama e poi in quella guidata da Trump. Sessantatre anni il prossimo 28 novembre, nato a West Carthage, New York, laurea in tecnologia e giustizia criminale, Homan è stato un agente delle pattuglie di confine, investigatore e supervisore delle politiche sulla migrazione. La sua figura è diventata controversa quando nel 2014, sotto la presidenza Obama, aveva avviato una spietata politica di separazione dei bambini dai genitori entrati negli Stati Uniti illegalmente.

L'obiettivo era scoraggiare il flusso dei migranti verso il confine sud americano e il Messico. I media lo descrivono come il "padre" di quella politica che aveva provocato le proteste delle organizzazioni in difesa dei diritti. "La maggior parte dei genitori - aveva spiegato lui in un'intervista - non vuole separarsi dai figli, per questo ritengo che una politica del genere puo' scoraggiare dal tentare di entrare nel Paese". "Sarei un bugiardo - aveva aggiunto - se non pensassi che questa possa diventare una misura efficace".

Nel 2015 Obama gli assegnò il Presidential Rank Award, un premio riconosciuto ai migliori servitori dello Stato. Il Washington Post commentò all'epoca: "Thomas Homan deporta persone e in questo è davvero bravo". Il 30 gennaio 2017 Trump cacciò il direttore delle politiche migratorie Daniel Ragsdale e chiamò Homan con un ruolo ad interim. Meno di quattro mesi dopo Homand annunciò i primi risultati: l'agenzia di controllo del confine aveva arrestato più di 41 mila persone, tra il giorno dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca e la fine di aprile, con un incremento del 38 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. "Gli immigrati illegali - aggiunse - dovrebbero avere paura a entrare". Poco dopo negò la frase che gli era stata attribuita, secondo cui gli "illegali commettono piu' reati dei cittadini americani". Con lui è stata applicata la politica "Tolleranza zero".

Andato via nell'aprile 2018, Homan ha continuato a gravitare nel mondo trumpiano, partecipando a una serie di eventi elettorali. Nel febbraio di due anni fa era stato chiamato a fare un discorso in Florida, ma aveva lasciato poco prima che la conferenza cominciasse, dopo aver appreso che il fondatore di America First Political Action Conference, organizzatrice dell'evento, Nick Fuentes, aveva lodato il presidente russo Vladimir Putin per aver invaso l'Ucraina.

In seguito Homan si è unito a Heritage Foundation e ha lavorato al controverso Project 2025, il piano politico che propone arresti di massa, detenzioni ed espulsioni e fissa una serie di punti per avviare una transizione autoritaria del Paese, togliendo potere agli organi federali per concentrarli nelle mani di un solo uomo. Trump ha sempre preso le distanze da Project 2025, sostenendo di non averlo neanche letto e di non conoscere chi lo avesse scritto. Ora ha affidato il ruolo di "zar" a uno dei suoi autori.