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La società cinese ByteDance ha deciso di mettere al bando dal mercato di Hong Kong il gioiello di famiglia, quel Tik Tok tanto amato dai giovanissimi. L’azienda con sede a Pechino ha preso il provvedimento «alla luce dei recenti eventi», in riferimento alla nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata dal parlamento dell’ex colonia britannica, dove TikTok ha circa 150mila utenti attivi. La decisione rischia di creare un caso diplomatico nella già tanto discussa guerra commerciale, che sta diventando sempre più politica, tra Stati Uniti e Cina, visto che Kevin Mayer, amministratore delegato dell’azienda, è statunitense. «Non abbiamo mai fornito dati degli utenti al governo cinese, né lo faremmo in caso di richiesta», ha detto un portavoce di TikTok dopo che il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, si era detto pronto a valutare la possibilità di mettere al bando TikTok ed altre app cinesi. Un’ipotesi che, ha sottolineato Pompeo, gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione «molto seriamente», dopo che i legislatori di Capitol Hill hanno sollevato preoccupazioni rispetto al trattamento dei dati degli utenti. Mossa già portata fino in fondo qualche giorno fa dall’India, che sulla scia delle recenti tensioni con la Cina nelle regioni montuose di confine tra le due superpotenze ha deciso di bandire TikTok con un comunicato stampa diramato dal ministero delle Tecnologie di New Delhi.Il sospetto è che i provider cinesi cedano dati privati al governo di Pechino, fungendo così da vere e proprie “spie” in Occidente e garantendo alla Repubblica popolare un importante vantaggio strategico e informativo nei confronti dei concorrenti. Lo «stato di polizia» imposto a Hong Kong, come l’attivista pro-democrazia Joshua Wong ha definito il nuovo assetto politico dell’isola ha fatto sì che nei giorni scorsi le maggiori piattaforme di messaggistica e social network, da Facebook a LinkedIn, fino a Google, sospendessero la condivisione dei dati con le autorità dell’isola, per timore che potessero essere usati per limitare la libertà d’espressione. Con la presa di posizione dell’app più in voga del momento, scaricata oltre due miliardi di volte nel mondo, si apre un altro capitolo di quella che molti definiscono una “nuova guerra fredda” tra Cina e Stati Uniti.