È durata appena tre mesi l’avventura di Elon Musk al DOGE, il Dipartimento per l’efficienza governativa e per i tagli alla spesa pubblica che Donald Trump gli ha cucito addosso. Il padrone di Tesla, SpaceX, Starlink e X ha infatti annunciato che dal prossimo maggio lascerà il Dipartimento per tornare ad occuparsi delle sue imprese, in particolare di Tesla che nell’ultimo bilancio trimestrale ha registrato perdite inquietanti.

Musk sostiene con estremo ottimismo che «il lavoro cruciale nel DOGE è in gran parte concluso con ottimi risultati». Ma è stato costretto ad ammettere che la sua esposizione pubblica ha avuto ripercussioni dirette sulle vendite di automobili elettriche. In particolare, ha citato atti di vandalismo, boicottaggi e proteste che hanno colpito l’azienda sia negli Stati Uniti che all’estero, soprattutto in Europa.

Il direttore finanziario del gruppo, Vaibhav Taneja, ha confermato che «l’ostilità ingiustificata verso Tesla e isuoi dipendenti ha avuto un impatto negativo su diversi mercati». E i numeri parlano chiaro: nel primo trimestre del 2025, Tesla ha consegnato solo 336.681 veicoli, segnando un calo del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il rallentamento delle vendite si somma a una gamma di modelli sempre più datata e alla pressione crescente della concorrenza, in particolare cinese. Il fatturato è sceso del 9%, fermandosi a 19,33 miliardi di dollari, mentre l’utile netto ha registrato una flessione del 71%, arrivando a 409 milioni di dollari. Pechino continua infatti la sua inesorabile avanzata.

La BYD, con sede a Shenzhen, ha consegnato 986.000 veicoli nel primo trimestre, di cui 416.000 completamente elettrici. Secondo l'Associazione europea dei costruttori di automobili, le immatricolazioni Tesla si sono dimezzate tra gennaio e febbraio, raggiungendo un totale di sole 19.000 unità. Una spirale che ha colpito anche le fortune personali di Musk: secondo le stime di Bloomberg, negli ultimi 100 giorni (che, guarda caso, coincidono con il suo impegno nell’amministrazione Trump) il suo patrimonio si è ridotto per la cifra monstre di cento miliardi anche se con 320 miliardi di dollari rimane ancora la persona più ricca del mondo.

Oltre alle ragioni finanziarie c’è però un altro elemento, più personale e più politico allo stesso tempo che ha spinto Musk a gettare la spugna: la base repubblicana in larga lo detesta, lo ritiene inaffidabile e ingombrante, una personalità divisiva anche all’interno della stessa destra trumpiana che lo ha tollerato perché pupillo di The Donald.

Lunedì scorso Byron Donalds, rappresentante Gop della Florida, durante un town hall meeting — le tradizionali assemblee pubbliche in cui gli eletti rispondono alle domande dei cittadini si è trovato nel mirino di una folla ostile quando ha cercato di difendere il lavoro di Musk al DOGE.

Tutto è iniziato con una domanda precisa da parte del pubblico, immortalata in un video ormai virale: «In quanto membro del comitato di sorveglianza, come monitorate Elon Musk e il DOGE?» Alla risposta di Donalds, che ha cercato di giustificare il ruolo del dipartimento e le sue finalità, sono seguiti fischi, interruzioni e cori contro il miliardario.