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Terremoto Myanmar
Il bilancio delle vittime del devastante terremoto di magnitudo 7.7 che ha scosso il Myanmar e la Thailandia lo scorso venerdì continua ad aumentare. Con oltre mille morti accertati, le operazioni di soccorso sono in pieno svolgimento, ma si teme che il numero delle vittime possa crescere ancora. Le autorità locali riferiscono che oltre 2.300 persone sono rimaste ferite, mentre 30 risultano disperse. Le operazioni di salvataggio sono complicate dalle difficili condizioni logistiche, dovute alla guerra civile in corso nel paese. Intanto, l’aeroporto principale della capitale del Myanmar, Naypyitaw, è stato chiuso dopo che il forte terremoto di ieri ha causato il crollo della torre di controllo.
Il governo militare del Myanmar ha già avviato il piano di soccorso, ma il lavoro di recupero è ostacolato dalle condizioni precarie e dalle difficoltà di trasporto. La comunità internazionale, tra cui la Cina e la Russia, ha risposto prontamente all’emergenza, inviando soccorritori e materiali. Pechino, con un team di esperti e droni, è stata tra le prime ad intervenire, mentre Mosca ha inviato 120 soccorritori e equipaggiamenti essenziali. Anche l’ONU ha avviato una serie di interventi per supportare i soccorsi.
Le stime dello United States Geological Survey (USGS) suggeriscono che il bilancio delle vittime potrebbe superare le 10.000 persone, a causa della gravità del sisma e dei danni strutturali nelle regioni colpite. Sebbene le operazioni di recupero siano ancora in corso, le previsioni rimangono preoccupanti.
I paesi vicini, tra cui la Thailandia, stanno collaborando per offrire aiuti immediati. L'intervento internazionale è fondamentale per rispondere all’emergenza, vista la vastità del disastro. In particolare, il Myanmar, già devastato dalla crisi umanitaria, rischia di vedere aggravata la sua situazione economica e sociale. Il numero delle vittime potrebbe crescere ulteriormente man mano che i soccorritori riescono a rimuovere le macerie e a recuperare i corpi.