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Ora si sa il prezzo che l’Ucraina dovrà pagare agli Stati Uniti di Donald Trump: 500 miliardi di dollari da restituire aprendo tutte le porte del Paese agli investimenti americani. Terre rare, infrastrutture energetiche, porti, risorse naturali per «l’intero valore delle risorse nazionali», praticamente un cortile di casa a 8mila chilometri di distanza.
Secondo una bozza di contratto pervenuta all'ufficio del presidente Volodymyr Zelensky e rivelata dal quotidiano britannico Telegraph le condizioni imposte da Washington configurano una vera e propria colonizzazione economica a tempo indeterminato. Il Telegraph avrebbe ottenuto una copia preliminare del documento, contrassegnato come Privileged & Confidential e datato 7 febbraio 2025.
La proposta prevede la creazione di un fondo di investimento congiunto tra Stati Uniti e Ucraina, volto a impedire che «parti ostili traggano beneficio dalla ricostruzione del Paese». Tuttavia, i termini dell’accordo delineano un controllo quasi assoluto degli Stati Uniti sulle risorse ucraine. Il documento, che sarebbe stato elaborato da avvocati privati e non da funzionari governativi, stabilisce inoltre che l'accordo sarà regolato dalla legge dello Stato di New York, escludendo ogni principio di conflitto giuridico internazionale.
Uno degli aspetti più controversi è la redistribuzione delle entrate: Washington acquisirebbe il 50% dei proventi derivanti dall’estrazione mineraria e il 50% del valore economico di ogni nuova concessione rilasciata a terzi per l'utilizzo delle risorse, una percentuale pazzesca. Inoltre viene stabilito un «privilegio» sugli introiti, ossia un diritto di prelazione sulle future licenze per l’export di materiali. Il fondo congiunto (ma di fatto controllato dagli americani) avrebbe in tal senso pieno controllo su criteri di selezione, modalità operative e condizioni contrattuali per l’assegnazione delle risorse.
La pubblicazione della bozza sta creando diversi malumori dalle parti di Kiev, riassunti in un articolo dell’editorialista e finanziere Serhiy Fursa pubblicato dai media locali in cui viene ribadito che «le risorse ucraine non appartengono agli Usa». Tuttavia come spiega il Telegraph sarebbe stato lo stesso Zelensky a proporre, durante un incontro con Trump a New York lo scorso settembre, l’idea di concedere agli Stati Uniti una corsia preferenziale per addentare l’economia ucraina.
Gran parte dei giacimenti minerari più preziosi si trovano in prossimità della linea del fronte o in aree occupate dall’esercito di Mosca. Zelensky ha più volte sottolineato il rischio strategico che titanio, tungsteno, uranio, grafite e terre rare finiscano nelle mani della Russia. «Se dobbiamo stringere un accordo, facciamolo nel modo giusto. Siamo aperti al dialogo», avrebbe dichiarato il leader ucraino. Solo che non si aspettava condizioni così severe, simili a quelle che storicamente vengono imposte agli Stati sconfitti dopo un conflitto. Il peso economico delle richieste di Trump risulta persino più oneroso delle riparazioni di guerra inflitte alla Germania e al Giappone nel 1945.
Se la bozza d’accordo venisse accettata, l’onere finanziario imposto all’Ucraina sarebbe addirittura superiore alle feroci riparazioni stabilite dal Trattato di Versailles per la Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Nonostante la revisione di quel debito attraverso la Conferenza di Londra del 1921 e il Piano Dawes del 1924, l’economia fu comunque sottoposta a una pressione insostenibile.
A rendere la questione difficilmente digeribile per Kiev è l’apparente esclusione della Russia da qualsiasi onere finanziario o risarcitorio per aver invaso uno Stato sovrano violando tutte le regole del diritto internazionale. Un’esclusione che conferma l’approccio “amichevole” dell’amministrazione Trump verso la Russia di Putin. Il tycoon, in un’intervista rilasciata a Fox News, ha affermato che l’Ucraina avrebbe «essenzialmente accettato» di consegnare 500 miliardi di dollari nelle forme pretese dagli Usa. «Possiedono terre di immenso valore, ricche di petrolio e gas».
E se Zelensky decidesse di rifiutare? Semplicemente non ne avrebbe la forza perché il potere di ricatto di The Donald appare immenso. Al punto da avere avvertito gli ucraini che rifiutare queste condizioni li farebbe cadere direttamente nelle braccia di Vladimir Putin. «Potrebbero accettare l’accordo o potrebbero non farlo e consegnarsi alla Russia in un piatto d’argento. Potrebbero in quel caso diventare russi un giorno o forse no. Ma di sicuro voglio indietro quei soldi». Particolarmente brutale la formula impiegata da un negoziatore statunitense citato dal Telegraph: «Prima pagate il debito, poi pensate a sfamare i vostri figli».