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Sono ancora in corso momenti di tensione in Piazza Indipendenza, in pieno centro di Roma. All'alba di questa mattina le forze dell'ordine hanno sgomberato con gli idranti i giardini della piazza, occupati da un centinaio di persone dal 19 agosto, in condizioni degradanti, dopo lo sgombero exsede Sipra dove abitavano, in un’occupazione, dal 2013.
Sono in maggioranza rifugiati eritrei e somali, con i documenti in regola ma con difficoltà a trovare un alloggio, fra questi circa 40 bambini. Le forze dell’ordine avevano permesso alle famiglie con figli di rientrare nel palazzo, ma ieri mattina il nuovo ordine: via tutti, anche di chi era rimasto dentro. Ma gli occupanti hanno deciso di resistere, con cori e lanci di oggetti dalle finestre. Poi la tensione scende e si inizia a trattare per un’alternativa. Sul tavolo ci sono due proposte: abitazioni a Rieti ( per sei mesi) messe a disposizione dall’immobiliare Idea- Fimit per anziani, disabili e famiglie con minori e di 80 posti a Torre Maura messi a disposizione dal Comune. Ma i rifugiati per ora rifiutano: sono soluzioni temporanee che smembrano le famiglie, affermano.
Ora gli immigrati si sono dispersi nelle strade intorno alla Stazione Termini e la piazza è stata chiusa ed è presidiata dalle forze dell'ordine.
LE STORIE
Bed Rumenghe Scha dall’Etiopia viveva lì da un anno. «Ieri la polizia ci ha dato un fogliettino con un numero per raccogliere le nostre cose e poi non ci hanno fatto entrare. Io sono con questi vestiti da 4 giorni e da tre non vado a lavorare per paura dello sgombero». Bed è in Italia da anni, fa il cameriere, ma con mille euro al mese non ce la faceva a sostenere affitto, con una moglie disoccupata e una bambina. Per questo si era trasferito in via del Curtatone.
«L’occupazione in via del Curtatone era uno dei migliori esempi di accoglienza a Roma», racconta Luca Blasi che per Unicef faceva screening sanitari. «I bambini andavano tutti a scuola e le famiglie erano integrate nel quartiere. Uno sgombero di questo tipo spezza anche i legami che si erano creati negli anni e lede i diritti di persone a cui avevamo promesso protezione».
Anche l’Unhcr ha emesso un comunicato stampa per esprimere «profonda preoccupazione per lo sgombero senza preavviso di circa 800 rifugiati» e chiedere alle autorità di trovare una soluzione per le persone che da tre giorni dormono all’addiaccio. Ieri mattina, in solidarietà con i rifugiati, si sono riuniti in presidio i movimenti romani per il diritto all’abitare, le ong ( da Msf alla Croce Rossa) e alcuni rappresentanti del primo municipio. «Il Comune era stato avvertito dello sgombero dall’ 8 agosto, mentre noi lo abbiamo saputo dai giornali nonostante sia nel nostro territorio», dice Giovanni Figà Talamanca, assessore alla Scuola del I Municipio, unico distretto di Roma governato da Pd e Sel. «Queste sono famiglie che fanno parte della comunità, decine di bambini di questo palazzo vanno alla scuola elementare e media di via Montebello», spiega l’amministratore, secondo cui il Campidoglio avrebbe dovuto attivarsi per offrire un’alternativa. «Non è possibile che l’unica possibilità per i rifugiati sia quella di accamparsi in piazza», continua Giovanni Figà Talamanca. «Hanno fatto mille polemiche perché Marino sarebbe dovuto tornare dalle vacanze per il funerale di Casamonica e qui invece non importa se c’è la Raggi o no di fronte ad una situazione che coinvolge centinaia di persone. È mai possibile che questo non governo della città possa passare liscio sempre?».