Si sono tolti la vita a decine, impiccandosi alle travi delle proprie case, nei locali dove si riunivano per pregare o addirittura ai pali della corrente elettrica, molti di loro erano appena degli adolescenti e apparentemente non avevano alcun plausibile motivo per farla finita.

Dopo mesi di indagini la polizia irachena è riuscita a trovare un legame tra i misteriosi suicidi avvenuti nelle province di Al- Basra et Dhi Qar: tutte le vittime appartenevano aJamat al Qurban ( letteralmente Fratellanza dell’offerta”), un’inquietante setta sciita fondata a Bassora nel 2020.

I suoi tremila seguaci si definiscono devoti “anima e corpo” a Alì bin Abi Talib, il cugino e genero del profeta Maometto che gli sciiti considerano come il primo imam e per il quale i membri di Jamat al Qurban sono pronti a sacrificare la lo stessa vita. Tra i bizzarri usi e i costumi degli adepti, il rifiuto di dormire nei letti e di quasi ogni forma di tecnologia. una specie di fede sincretica che mescola tradizionalismo islamico e credenze new age.

Inizialmente il gruppo non ha attirato l’attenzione delle autorità politiche e religiose: i fedeli si limitavano infatti a incontrarsi negli scantinati per venerare l’imam Alì al suono ipnotico della musica elettronica. Un’eccentrica e stralunata minoranza dedita all’occultismo che non sembrava porre grandi problemi di ordine pubblico. Ma nel corso degli anni le notizie sulle pratiche estreme della setta hanno varcato i confini del cerchio di iniziati.

Se per il governo di Baghdad si tratta di un’organizzazione che viola la costituzione, per il clero sciita iracheno Jamat al Qurban è un gruppo «deviante» ed «eretico», una congerie di apostati che predica una dottrina pericolosa, incompatibile con l’islam, e che si è dimostrato in grado di plagiare i giovani delle classi più povere in un paese depresso dalla crisi sociale, in cui il 65% della popolazione ha meno di 25 anni con una disoccupazione al 35%, oltre il 50% dei ragazzi e delle ragazze che non ha la possibilità di terminare i propri studi.

Sull’edizione irachena dell’Huffington Post un membro anonimo di Jamat al Qurban ha illustrato le folli consuetudini della setta, il cui proselitismo avviene principalmente nelle scuole: «Noi crediamo che l’imam Alì bin Abi Talib sia Dio incarnato in terra e che per ottenere il suo perdono e la sua soddisfazione siamo pronti a scarificare anche la nostra vita». Da brividi la modalità con cui avvengono i sacrifici umani, descritte con disarmante naturalezza: «Viene organizzata una lotteria, un’estrazione a sorte tra i nostri membri per stabilire chi avrà l’onore di offrire la propria esistenza all’imam Alì». Se l’anonimo discepolo garantisce che non sono mai stati compiuti assassinii in nome della setta e che ogni sacrificio avviene su base volontaria, lo scorso giugno la polizia di Dhi Qar ha ottenuto la confessione di un dirigente, il quale ha ammesso di aver ucciso due membri della sua famiglia per offrirli ad Alì. Altre cinquanta persone sono state arrestate per istigazione al suicidio. Nel mirino degli inquirenti c’è ovviamente il leader e fondatore del gruppo, Abdul Ali Munim al- Hasani, ma l’uomo risiede attualmente in Iran nella città di Mashhad e non può essere né arrestato, né interrogato e dove gode di una palese protezione da parte delle autorità.

Come spiega Fatima al- Bahadly, direttrice dell’ong Firdaws Society, la mancanza di prospettive e la crisi economica che vive il Paese sono un terreno fertile per far prosperare le sette estremiste e messianiche come Jamat al Qurban : «Tantissimigiovani che si ritrovano senza lavoro e senza futuro finiscono nella rete di Jamat al Qurban, che specula sul disagio e sulla sofferenza sociale proprio come fanno i jihadisti dello Stato islamico».