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«È scampato alla giustizia per troppo tempo», Amnesty International si esprime così nei riguardi del processo, che la giunta militare la quale lo ha destituito pochi mesi fa, ha intenzione di intentare nei confronti di Omar Bashir, in Sudan, fra un paio di giorni.
In realtà i militari non intendono però estradare l’ex dittatore presso la Corte penali internazionale dell’Aja. Bashir infatti è già stato oggetto già di due mandati di cattura da parte della Cpi per tutta una serie di crimini compiti lungo gli anni duemila durante il conflitto nella regione del Darfur, nel sud Sudan.
I militari lo hanno imprigionato per corruzione ma la lista dei soprusi e delle violenze che gli vengono attribuite è lunghissima. Il primo mandato d'arresto per Omar Hassan Ahmad Al Bashir è stato emesso il 4 marzo 2009, il secondo il 12 luglio 2010. La guerra in Darfur è stata ferocissima e le truppe governative non risparmiarono la “mano pesante” soprattutto nei confronti della popolazione civile. L’ex dittatore è quindi accusato di attacco illegale alle comunità appartenenti in gran parte ai gruppi Fur, Masalit e Zaghawa che furono percepiti come vicini ai gruppi armati organizzati che si opponevano al governo sudanese. La campagna fu condotta attraverso forze armate regolari e la milizia alleata Janjaweed, le forze di polizia sudanesi, il Servizio di intelligence e sicurezza nazionale ( Niss) e la Commissione per gli aiuti umanitari ( Hac). Secondo la Cpi si parla di atti di sterminio; stupri etnici, trasferimenti forzati di intere popolazioni, tortura e, atto odioso in zone altamente aride, di contaminazione di pozzi a danno dei villaggi.