Dopo il caso Corona, per la trasmissione su Rai 3 di Nunzia De Girolamo “Avanti Popolo” scoppia un’altra grana: la «inaccettabile spettacolarizzazione di uno stupro» come l’intervista ad Asia, la ragazza di Palermo vittima di violenza sessuale di gruppo, è stata definita dalle Commissioni pari opportunità Rai e dal sindacato Usigrai.

Dopo la nota del 2 novembre in cui si denuncia, tra le altre cose, «la lettura delle agghiaccianti intercettazioni degli stupratori» nella puntata andata in onda il 31 ottobre e le «modalità del racconto» che «ignora i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo ed è in contrasto con le policy di genere approvate dal cda Rai», una lettera con quasi trecento firme è stata recapitata agli uffici della presidente Rai Marinella Soldi e a tutto il cda di viale Mazzini, e per conoscenza anche al presidente dell’AgCom Giacomo Lasorella e quello dell’odg Carlo Bartoli, contro la modalità con cui è stato trattato il tema dello stupro di Palermo nella trasmissione. La lettera è stata firmata da 298 tra giornaliste, intellettuali, scrittrici, attiviste di tutta Italia invocando competenze di base in temi che trattano violenza di genere all’interno dei contenitori del servizio pubblico.

Nella lettera si rileva come siano stati violati i principi base della deontologia professionale nell’esporre una sopravvissuta alla spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria cui si è assistito nel corso del programma. Secondo quanto si apprende, il caso di “Avanti Popolo” – finito sotto accusa anche per il calo degli ascolti - è stato affrontato durante il cda dell’AgCom andato in scena stamane e sarà sollevato da alcuni membri nel cda della Rai del prossimo 16 novembre.

«Premesso che la ragazza, maggiorenne, ha scelto di accettare l’invito in trasmissione per parlare della sua storia, e che questo va rispettato poiché rientra nell’autodeterminazione, intendiamo evidenziare - come già riportato nella nota diffusa dai CPO Rai e USIGRai - l’avvenuta violazione dei basilari principi della deontologia professionale nell’esporre, per giunta a così poco tempo dai fatti di Palermo, una sopravvissuta alla spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria cui si è assistito nel corso del programma», si legge nella lettera. 

«In qualità di intellettuali, giornaliste e giornalisti, scrittrici e scrittori, operatrici e operatori dell’informazione e dello spettacolo, rappresentanti di associazioni, attiviste e attivisti – prosegue - riteniamo che la modalità di intervista incalzante nei confronti della sopravvissuta e la conduzione adottate da De Girolamo rappresentino un esempio inaccettabile di pornografia del dolore».