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Sarà necessario attendere ancora la fine di Novembre, giorno più o meno, per sapere se il Comune di Roma e la As Roma hanno chiuso l’accordo per costruire il nuovo Stadio a Tor di Valle, area periferica a ridosso del Grande Raccordo Anulare in direzione Ostia.
Il 16 ottobre dal Campidoglio è partita una posta elettronica certificata contenente la bozza del Comune di convezione urbanistica, termine tecnico che indica il vero e proprio contratto fra il pubblico e i proponenti privati e che contiene tutte le specifiche della costruzione, come le tempistiche e l’ordine delle edificazioni, e le penali in caso di inadempimenti.
Ora in casa giallorossa ci si prenderà qualche giorno di tempo e, probabilmente, per la fine della prossima settimana verrà chiesto un incontro fra la dirigenza del club e il sindaco di Roma, Virginia Raggi.
Stando a quel poco che trapela, la Roma ha apprezzato molto lo sforzo fatto dai funzionari capitolini di trovare un accordo che riuscisse a soddisfare le parti, il che non vuol dire ancora che tutto è a posto ma che l’ultimo miglio da percorrere prima della stretta di mano può essere considerato in discesa.
La vicenda dello Stadio della Roma - almeno nella versione di questa proprietà del club tralasciando, quindi, i precedenti tentativi nell’era di Dino Viola e dei Sensi - nasce nel 2012 quando il primo management americano, quello del presidente Thomas DiBenedetto, incarica una società, la Cushman & Wakefield, di trovare un’area dove costruire lo Stadio.
Fra fine 2013 e inizio 2014 viene identificata, dopo una lunga selezione, l’area di Tor di Valle: fino a inizio 2012 nota agli addetti ai lavori per l’ippodromo e le corse dei cavalli e al grande pubblico grazie allo splendido film Febbre da Cavallo diretto da Steno con Gigi Proietti e Enrico Montesano. Con la crisi dell’ippica, però, l’ippodromo era stato chiuso e le corse di trotto erano già state spostate nell’altro ippodromo romano, quello di Capannelle. Dall’epoca, l’area che mai era stata esattamente un parco fiorito, si è rapidamente trasformata in una discarica a cielo aperto, regno incontrastato di topi grossi come gatti e di prostitute.
A inizio 2014, sindaco Ignazio Marino, viene presentato il progetto che, formalmente depositato il 29 maggio 2014. Si apre un lungo confronto con il Campidoglio che porta, alla fine, il Consiglio comunale ad approvare il pubblico interesse il 22 dicembre 2014 ma con un progetto di opere pubbliche molto più pesante rispetto a quello depositato. Evidenziando solo le opere pubbliche più importanti, la Roma si impegnava a risolvere il problema di due fossi, il Vallerano e l’Acqua Acetosa, che ogni tanto, quando il Tevere è in piena, non riescono a sfociare nel Grande Fiume e finiscono per rigurgitare le loro acque.
Poi c’era la realizzazione di un ponte sul Tevere, “di Traiano”; per le auto, comprensivo di un nuovo svincolo sull’autostrada per Fiumicino; due altri ponti pedonali, uno dalla stazione Tor di Valle della ferrovia Roma- Lido di Ostia diretto verso la curva Sud e l’atro da quella Magliana del treno per l’aeroporto di Fiumicino ma diretto verso la curva Nord.
Poi, l’unificazione della via del Mare e via Ostiense: ancora oggi le due arterie di proprietà della ex Provincia di Roma sono fra loro quasi perfettamente parallele, ognuna composta da una corsia per senso di marcia, il cui risultato finale è una strada con una corsia che va verso Ostia e una verso Roma, poi una ancora verso Ostia e una ancora verso Roma.
Infine, un corposo investimento sulla metro B: uno scambio a Eur Magliana, 3 km di binari e una fermata a binario morto alla stazione Tor di Valle della ferrovia Roma- Lido di Ostia con raddoppio dell’attuale stazione. In cambio, i giallorossi ricevevano cubature sufficienti a realizzare, a fianco dello Stadio vero e proprio, dei campi di allenamento e di un’area commerciale di negozi e ristoranti, anche uffici da realizzare in tre alte torri progettate da Daniel Libeskind.
Cade Ignazio Marino e, dopo le elezioni, nel giugno 2016 arriva Virginia Raggi alla guida del Campidoglio. Sono passati 18 mesi da quando il Comune ha approvato il pubblico interesse, 18 mesi che sono serviti alla Roma per preparare il progetto definitivo che viene depositato in Comune a fine maggio 2016, praticamente allo scadere del commissariamento di Tronca. Con la Raggi al timone, tutta l’opera entra in un cono d’ombra: i 5Stelle e la stessa Raggi in campagna elettorale si erano presentati dicendo che avrebbero cancellato il progetto e la nomina di Paolo Berdini ad assessore all’Urbanistica sembrava certificare questa fine per i sogni romanisti.
Se non che, la bravura e la correttezza di chi aveva predisposto l’architettura giuridica e amministrativa del pubblico interesse - il duo dell’Urbanistica di Marino, Giovanni Caudo, assessore, e Antonello Fatello, direttore del Dipartimento - hanno reso il progetto e il suo iter giuridicamente inattaccabile.
Risultato: dopo aver tentato in ogni modo di trovare una strada per cancellarlo, i 5Stelle si sono arresi e hanno capito di doverlo portare a casa o affrontare una causa per risarcimento da centinaia di milioni di euro. Quindi hanno finito per cambiare, in peggio, tutto. Tralasciando i dettagli, il risultato è stato una mossa suicida: tagliare le opere pubbliche di mobilità a carico della Roma per ottenere la cancellazione delle cubature a compensazione.
Risultato: niente Ponte carrabile sul Tevere e niente metro B. Ci si è affidati al futuro ( lontano futuro) Ponte dei Congressi, in progettazione da decenni a un paio di km di distanza da Tor di Valle tutto a spese dello Stato, e sui 180 milioni di euro stanziati dal Governo Renzi per il rifacimento della ferrovia Roma- Lido di Ostia, opera totalmente a carico della Regione Lazio.
Entrambe opere completamente avulse dal progetto dello Stadio: diverse fonti finanziarie ( lo Stato e non i privati), diverse le progettazioni ( il Ponte dei Congressi progettato dalla società comunale Risorse per Roma e la Roma- Lido dalla Regione Lazio), diverse le gare d’appalto e le tempistiche.
( continua)