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Il re è nudo. Perché la copertina di Libero e l’articolo del direttore Vittorio Feltri non fanno altro che smascherare quello che era evidente dall’inizio: contro Virginia Raggi, finora, sono stati usati motivi, più che politici, personali e di stampo prettamente sessista. In questo caso il riferimento alla “patata bollente”, peraltro un’autocitazione di una copertina simile sul caso Ruby e le vicissitudini di Berlusconi, è particolarmente volgare. Ma fin dall’inizio del suo mandato la prima cittadina della Capitale ha dovuto subire attacchi basati sugli stereotipi, sul suo aspetto fisico, sulla sua vita privata. Questo modo di fare critica politica è ormai diffuso anche contro gli uomini, ma storicamente ha avuto come protagoniste le donne, soprattutto nel momento in cui assumono ruoli pubblici. Il loro diventare potenti viene accolto come uno sconquasso e la reazione popolare diffusa è quella di riportarle all’antico alveo descrivendole come soggetti sessualmente appettibili, come stupide ma carine, oppure come brutte, come se l’essere più o meno belle fosse un peccato per un verso o per un altro. La migliore risposta a questo tentativo di riportare le donne indietro sono le donne stesse. Ormai protagoniste della vita pubblica, anche italiana, sfoderano sicurezza e caparbietà. La copertina di Libero sembra, da questo punto di vista, quasi un rigurgito di quel pezzo di società che non vuole andare avanti. Un rigurgito che però resiste e che non va ignorato.
Per questo è importante che a prendere posizione a favore di Raggi siano stati uomini e donne politici di diversi schieramenti.
Ma non si può non notare che quando a essere oggetto di attacchi simili è stata Maria Elena Boschi, più volte presa di mira per il suo aspetto fisico per esempio dal Fatto quotidiano, non ci sia stata la stessa solidarietà. Hanno fatto bene Di Maio e Grillo a sostenere la loro sindaca, ma dovrebbero forse chiedere scusa per i silenzi del passato. Il Pd in questo caso non ha lesinato solidarietà alla sua avversaria, dando un esempio importante di come dovrebbe essere condotto il conflitto politico. Ma quando l’ex ministra per le Riforme istituzionali finiva o finisce nel mirino degli avversari pentastellati non c’è la stessa attenzione, la stessa capacità di fare autocritica.
Il web non aiuta. La rete è vettore di stereotipi sessisti che, uniti all’odio, generano veri e propri mostri. Ma il web e il sistema di informazione più in generale, che oggi si fonda sui social, sono anche un luogo di controllo sociale. Un altro esempio. Giorgia Meloni è stata oggetto di un tweet terribile da parte di Asia Argento. L’attrice ha fotografato di nascosto la leader dei Fratelli d’Italia e ha scritto: «Fascista con la schiena lardosa». Sui social Argento è stata subissata di critiche a tal punto da dover chiedere scusa.
Ma sua una cosa Feltri ha ragione, quando parla di legge del contrappasso rispetto alla vicenda Ruby. In quel caso in pochi difesero la giovane donna, offesa e sbeffeggiata da quasi tutti, anche a sinistra. Il problema ritorna. Ma oggi molti di coloro che si scandalizzano, allora stavano dall’altra parte ad attaccare... con argomenti altrettanto sessisti.