L’8 marzo è stata la giornata più sanguinosa dall’inizio dell’offensiva governativa contro i gruppi lealisti all’ex presidente Bashar al-Assad. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), almeno 385 persone sono state uccise in attacchi mirati, esecuzioni sommarie e violenze diffuse in tutto il Paese.

Le principali aree colpite sono state le province di Latakia, Tartous, Hama e Homs, dove le forze di sicurezza siriane hanno intensificato le operazioni contro le ultime sacche di resistenza dell’ex regime. Secondo il Sohr, gran parte delle vittime sono civili appartenenti alla comunità alawita, storicamente legata agli Assad, portando il numero totale dei morti ad almeno 745.

Esecuzioni sommarie e attacchi su vasta scala

Le forze governative siriane hanno eseguito esecuzioni sommarie in diverse località costiere. A Baniyas, nella provincia di Tartous, 24 civili sono stati giustiziati a sangue freddo, mentre altre 60 persone sono state fucilate.

A Jableh, nella provincia di Latakia, sono stati documentati 109 morti, di cui 50 civili nel villaggio di Al Sanobar e 22 a Sherifa.

A Haffah (Latakia), sono stati segnalati sette civili uccisi, mentre altre 38 vittime sono state registrate ad Al Mukhtariyya e 30 a Qarfeis. A Al Tuwaim (Hama), sono stati uccisi 31 civili, tra cui 9 bambini e 4 donne.

Alcuni video diffusi su Telegram mostrano le forze governative impegnate in esecuzioni sommarie di uomini disarmati, vestiti in abiti civili, in quella che sembra essere una vendetta contro gli ex sostenitori di Assad.

Controllo totale sulle città costiere

Le città di Latakia, Tartous, Jableh e Baniyas sono ora sotto il pieno controllo delle autorità governative, dopo la ritirata dei gruppi armati fedeli all’ex presidente Assad.

L’esercito siriano ha preso il controllo di Al Qardaha, città natale della famiglia Assad, dopo 24 ore di scontri.

Nel centro del Paese, le forze governative hanno lanciato offensive su larga scala nei villaggi di Hama e Homs, causando la morte di decine di civili.

La giornata dell’8 marzo è stata anche caratterizzata da uccisioni mirate e omicidi politici in altre parti della Siria: a Daraa, sei persone sono state uccise da uomini armati non identificati; a Damasco, un giovane è stato assassinato nel campo profughi di Harajleh, a Deir Ezzor, almeno tre soldati governativi sono stati uccisi in attacchi da parte di gruppi armati sconosciuti.

Preoccupazione internazionale per la crisi siriana

L’ondata di violenza ha suscitato forte preoccupazione internazionale. Il Ministero degli Esteri iraniano ha espresso condanna per gli attacchi contro la minoranza alawita, invitando il governo siriano ad evitare eccessi nelle operazioni militari.

La Lega Araba ha chiesto di preservare l’integrità territoriale della Siria e ha esortato il governo di Ahmed al Sharaa a proteggere tutti i cittadini senza discriminazioni.

Il presidente siriano Ahmed al Sharaa, in un discorso trasmesso alla nazione, ha lanciato un ultimatum ai combattenti lealisti di Assad, esortandoli a deporre le armi immediatamente: «Chiunque si arrenda sarà trattato con giustizia, mentre chi insiste a combattere sarà considerato un nemico dello Stato». Ha inoltre avvertito che non saranno tollerati atti di vendetta o violenza indiscriminata da parte delle forze governative.