Il 20 agosto 2024 gli italiani stanno vivendo gli ultimi scampoli di vacanza, qualcuno è già tornato al lavoro. A metà pomeriggio sui telefoni degli appassionati di tennis e non solo appare una notifica: Jannik Sinner, non ancora numero uno del mondo ma già icona, fuoriclasse, esempio per migliaia di bambini e ragazzi, è stato trovato positivo al doping.

Nello specifico, al clostebol, un medicinale che, spiega da subito il campione azzurro, è entrato nel suo corpo non a causa sua ma, come vedremo, per una serie di negligenze che forse con più attenzione potevano essere evitate ma che di certo hanno nulla a che fare con il doping.

Tutto comincia nel marzo 2024, quando, durante il torneo di Indian Wells, Sinner risulta positivo a una sostanza proibita. La notizia non viene resa pubblica, anche se ovviamente il giocatore viene avvisato e, per questo, giocherà i successivi tornei con questa spada di Damocle addosso. Fino ai giramenti di testa a Wimbledon, causati, spiegherà lui stesso settimane dopo, dal fatto che nelle notti londinesi avesse dormito pochissimo per l’ansia scatenata dai pensieri legati alla vicenda doping.

Per essere chiari, il clostebol è uno steroide anabolizzante inserito nella lista delle sostanze vietate dalla WADA (Agenzia Mondiale Antidoping). La sua presenza nell’organismo di Sinner ha immediatamente sollevato interrogativi, portando all’apertura di un’indagine dettagliata per comprendere l’origine della contaminazione.

Dopo un’attenta ricostruzione, è emerso che la positività di Sinner non era legata a un’assunzione volontaria, bensì a un trasferimento accidentale. Giacomo Naldi, il suo fisioterapista, mentre trattava un piccolo taglio sul dito con una crema contenente clostebol, ha poi effettuato un massaggio al tennista senza indossare guanti, provocando il contatto con la sostanza incriminata. Una dinamica risultata cruciale nella difesa dell’atleta, che ha dimostrato di non aver mai assunto consapevolmente il farmaco né di averne tratto un vantaggio competitivo.

Inizialmente, un tribunale sportivo indipendente ha valutato la situazione stabilendo Sinner non aveva alcuna colpa o negligenza nel caso, decidendo quindi di assolverlo e di non imporre alcuna squalifica. Tuttavia, la WADA ha ritenuto la decisione troppo indulgente e ha deciso di presentare un ricorso, sostenendo che l’assoluzione potesse creare un pericoloso precedente nel mondo dello sport. Secondo l’agenzia, anche nei casi di contaminazione accidentale, un atleta è responsabile di ciò che entra nel proprio organismo e dovrebbe comunque subire una sanzione, per garantire uniformità nelle decisioni e mantenere elevati gli standard antidoping. Proprio per questo, se alcuni tennisti hanno difeso a spada tratta Sinner, altri, in primis l’ex numero uno del mondo Novak Djokovic, hanno puntato il dito contro il «diverso trattamento» che sarebbe stato riservato a Sinner da parte della WADA rispetto ad altri giocatori coinvolti in casi simili.

Fino al patteggiamento della scorsa settimana, un accordo extragiudiziale raggiunto dopo una lunga trattativa tra Sinner e la WADA, che ha portato a una sospensione ridotta rispetto a quelle solitamente imposte in casi di doping. Tre mesi di stop, dal 9 febbraio al 4 maggio 2025. Il che significa che Sinner salterà Miami, Indian Wells, Montecarlo e Madrid, quattro tornei “1000”, cioè di valore appena inferiori agli Slam, e tornerà in tempo per Roma, il torneo di casa.

Tenendo conto del livello di gravità della violazione in base ai fatti specifici, la Wada (e il suo consulente legale esterno) ha ritenuto che una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessivamente severa. Per questo motivo, la Wada era disposta a stipulare un accordo di risoluzione del caso ai sensi dell'art. 10.8.2, che consente una riduzione della sanzione rispetto a quella altrimenti applicabile, tenendo conto in particolare del livello di gravità della violazione. «Questa vicenda mi tormentava e il processo sarebbe potuto durare ancora a lungo - ha detto Sinner commentando l’accordo - Ho sempre accettato di essere responsabile del mio team».

Come detto, l’episodio ha comunque sollevato un acceso dibattito nel mondo dello sport. Molti colleghi di Sinner, tra cui alcuni dei più importanti tennisti del circuito ATP, hanno espresso il loro sostegno al giocatore italiano, evidenziando come la rigidità delle norme antidoping a volte penalizzi gli atleti anche in assenza di dolo.

D’altra parte, alcuni esperti hanno sottolineato che la WADA ha semplicemente applicato le regole già utilizzate in passato per altri sportivi coinvolti in casi simili. Il caso Sinner è stato paragonato ad altri episodi di contaminazione accidentale che hanno comunque portato a sospensioni, dimostrando che l’agenzia mantiene una linea dura e coerente. Anche alcuni media hanno criticato la gestione della vicenda, mettendo in discussione il funzionamento del sistema antidoping e la sua capacità di distinguere tra veri casi di doping e semplici contaminazioni accidentali.

In ogni caso, anche negli scorsi giorni la WADA ha ribadito come quello di Sinner sia bel lontano dal doping. 'Wada ha condotto una significativa indagine dal punto di vista scientifico, non solo sui fatti e le due positività del marzo 2024 semplicemente non sono compatibili con il doping intenzionale, nemmeno attraverso micro-dosaggi ha detto Ross Wenzel, il General Counsel dell’Agenzia - Sono stati controllati tutti i campioni dei test sostenuti da Sinner nei 12 mesi precedenti alle due positività del marzo dello scorso anno e la risposta da parte di tutti i laboratori su un numero così grande di campioni è stata che non è stato trovato nulla».

Insomma niente doping, niente di niente. Di questa vicenda resteranno soltanto i tre mesi di stop nei quali Sinner non potrà nemmeno allenarsi in un centro federale.