«È importante puntare su una contrattazione aziendale sempre più plurale ed innovativa, ben distribuita, partecipata, capace di elevare il benessere della persona, di rafforzare la qualità del lavoro e di incrementare performance e competitività d'impresa». Ne è pienamente convinto il Segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, che in queste giornate ha sottolineato l’importanza del Rapporto Ocsel sulla contrattazione di II Livello realizzato dalla Cisl e presentato mercoledì a Roma al mondo della politica, delle imprese e delle istituzioni. Sbarra ribadisce come, per venire incontro ai bisogni ed alle esigenze di lavoratori ed aziende e dar loro una marcia in più in fatto di produzioni di qualità e di ‘ attratività’ sui mercati, sia fondamentale detassare, da una parte, i frutti degli accordi di secondo livello, sia economici che di welfare, dall’ altra, gli aumenti dei prossimi rinnovi contrattuali di primo livello.
«Per sviluppare tutte le sue potenzialità, la contrattazione, ha bisogno di sostegno, sia di natura fiscale che di normativa di legge non invasiva, valore erga omnes dei contratti, sostegno alla conclusione della misurazione della rappresentanza, sostegno alla partecipazione», aggiunge il numero due della Cisl. Estendere bilateralità e contrattazione decentrata alle Pmi e nel Mezzogiorno con adeguate politiche pubbliche sarebbe di sicuro importante per concorrere al raggiungimento degli obiettivi di crescita e sviluppo. La contrattazione di secondo livello, infatti, come emerso dallo studio cislino che raccoglie ed analizza 2.182 accordi aziendali negoziati negli anni 2017 e 2018 ( di cui 1.236 per il primo anno e 946 nel secondo) in 1.363 aziende che occupano 928.260 lavoratori, cresce, cambia, si allarga sempre di più alle aziende di piccole e medie dimensioni. È il salario, tra gli aspetti tradizionali della contrattazione, l’argomento maggiormente trattato, presente nel 51% degli accordi analizzati, assieme al tema dell’organizzazione del lavoro, connessa all’impatto delle trasformazioni tecnologiche in atto.
E non è un caso, dunque, che Sbarra sia tornato a ribadire la contrarietà del sindacato di via Po all’ adozione del salario minimo per legge proprio perché per elevare concretamente salari, tutele, produttività serve l'estensione dei contratti leader in ogni comparto, con una lotta senza quartiere al dumping negoziale, alle rappresentanze di comodo ed ai contratti pirata e non una retribuzione oraria ' di Stato' che, a conti fatti, non salvaguarderebbe né lavoratori né aziende. Di sicuro ci sarebbe bisogno di un patto sociale, di un dialogo serio e propositivo, tra parti sociali, politica, mondo dell’ associazionismo e delle istituzioni, per il bene comune.
Ecco perché Sbarra sottolineando come, così come emerge dal Rapporto Ocsel, nel biennio 17- 18 siano stati generati migliaia di accordi capaci di rilanciare tutele e retribuzioni, produttività e welfare, formazione e conciliazione vita- lavoro, ha chiesto proprio al governo un impegno serio e condiviso su questi fronti e, più in generale, su un modello di sviluppo maggiormente partecipativo, che esalti l’apporto sussidiario della contrattazione e valorizzi il ruolo delle rappresentanze sociali nel disegno delle strategie di sviluppo. Sbarra rilancia infine la ricetta della Cisl. «Pensiamo che i tempi siano maturi anche per varare una legge quadro sulla partecipazione e sulla democrazia economica che sostenga il coinvolgimento dei lavoratori alla vita d’impresa, un provvedimento legislativo che deleghi alla contrattazione il compito di declinare in ogni realtà le forme più idonee di partecipazione» .