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«Quello di Barcellona è un attacco alle vacanze, allo stile di vita occidentale. Ed è una campagna pubblicitaria dell’Isis per dire ai suoi che vale ancora la pena di arruolarsi con loro». Lo sostiene Stefano Silvestri, esperto di geopolitica dell’Istituto Affari Internazionali.
Quali sono le sue valutazioni sugli attentati a Barcellona e Cambrils?
L’attacco alla Spagna non è una sorpresa per nessuno, perché è sempre stata un obiettivo dei terroristi, basti ricordare la strage di Madrid nel 2004 da parte di al-Qaeda, anche se era da un po’ di tempo che non veniva attaccata. La Spagna poi nell’immaginario islamista è una terra che faceva parte del vecchio Califfato, da cui gli arabi sono stati scacciati solo nel 1492. Da molti punti di vista, quindi, la Spagna era nel mirino. Però in questo caso non è tanto la Spagna in sé e per sé ad essere l’obiettivo.
In che senso?
È stata colpita una città dove la gente va in vacanza d’estate, da tutto il mondo. In realtà nel mirino sono le ferie estive, come si vede dall’incredibile mélange delle vittime, fra cui gli spagnoli sono un’esigua minoranza. Dicono che è un attacco al Paese, perché fa parte della coalizione anti- Isis anche se in posizione militarmente marginale, ma secondo me è più un tentativo di sparare alto sul piano dell’immagine terroristica, colpendo l’immaginario di molti paesi, le ferie, il relax delle famiglie, i viaggi estivi. È un messaggio di terrore che colpisce sicuramente a fondo. C’è perlomeno un messaggio doppio: uno può essere senz’altro contro la Spagna, ma il secondo è contro l’Europa, l’Occidente, il nostro modo di vivere.
C’è una strategia?
Il tentativo di raddoppiare con un altro attacco poco lontano da Barcellona, se è legato allo stesso gruppo, fa pensare a cellule comandate da una o due persone che probabilmente sono stati foreign fighters, comunque una cosa organizzata in maniera più complessa degli altri recenti attentati simili, a Nizza, Londra e Berlino.
E l’Italia?
Continuano a girarci intorno. Ci sono stati attentati nei Balcani, in Germania, in Francia, in Spagna. Qui da noi poco, anche se qualcosa pare sia stato sventato. L’Italia è senz’altro a rischio, anche perché un obiettivo simbolico, perché ricomprende il concetto di Roma, già presente nel Corano e nella tradizione a indicare i nemici che prima erano i bizantini, poi i crociati e ora l’Occidente. Però appunto Roma per loro indica tutto l’Occidente, non necessariamente l’Italia in senso stretto. Vedremo, finora siamo passati tra goccia e goccia, anche grazie al buon lavoro preventivo fatto dalle nostre forze di sicurezza, ma niente ci può assicurare che le cose continueranno ad andare così. Siamo tutti vulnerabili agli attacchi.
L’Isis in Medio Oriente sembra in ritirata, com’è la situazione geopolitica?
Continua questa guerra sorda a tre tra sciiti e sunniti e all’interno dei sunniti tra regimi come quelli egiziano e saudita ( alleati anche con Israele) e quelli che fanno riferimento a ciò che viene definito Fratelli Musulmani, fondamentalisti che possono arrivare anche al vero terrorismo ( anche al Qaeda e l’Isis sono in buona parte loro debitori per l’ideologia) ma possono fermarsi anche molto prima del terrorismo. L’Isis viene sconfitto in Iraq e Siria, ma non vengono sconfitti i sunniti, di cui l’Isis si era eretto a campione contro i regimi sciiti di Baghdad e Damasco. Il che vuol dire che i temi restano aperti.
L’Isis è viva, quindi?
Sì, l’Isis viene sconfitta territorialmente ma resta viva nella sua ideologia, nelle problematiche che solleva, nei suoi alleati in giro per il mondo. Quello che io sostengo è che questi attentati in Europa non hanno uno scopo preciso quanto uno scopo pubblicitario, sono la campagna pubblicitaria dell’Isis per dire che continua a esistere e che si può continuare ad arruolarsi con esso.