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Mentre è giunta la buona notizia della guarigione del primo agente penitenziario colpito dal coronavirus e che prestava servizio presso il carcere di Vicenza, continuano ad arrivare notizie – trapelate da fonti sindacali – di alcuni contagi nei confronti del personale penitenziario. Non solo agenti, ma anche medici e infermieri. Nel momento in cui c’è il responso positivo del tampone, subito si attivano i regolamenti sanitari predisposti dal decreto emergenziale. Ad esempio – come ha appurato Il Dubbio – qualche giorno fa è risultato positivo un medico che operava nel carcere di Favignana. Subito la direzione haeffettuato il tampone a tutti i detenuti e agenti che hanno avuto contatti con lui: il responso è atteso tra qualche giorno. Qualche giorno fa è risultato positivo il dirigente sanitario del carcere di Santa Maria Capua Vetere, il quale fortunatamente non avrebbe avuto contatti con nessun detenuto.
Come accade in questi casi i familiari dei detenuti vengono raggiunto da voci su eventuali contagi. Ma la cosa non risulta. Purtroppo l’angoscia sale quando non ricevono risposte. La direzione, anche per riassicurare gli animi, dovrebbe rispondere alle richieste comprensibili di chi è preoccupato. Su Il Dubbio, nei giorni scorsi, abbiamo invitato all’indomani del caso di contagio di un detenuto - la direzione del carcere di Voghera a rispondere alle richieste degli avvocati sullo stato di salute dei loro assistiti. Finalmente ad alcuni hanno risposto, riassicurando i famigliari in comprensibile agitazione. Da precisare, però, che Il Dubbio
riceve tuttora diverse lettere nelle quali i cari esprimono ancora forte preoccupazione. La magistratura di sorveglianza ha respinto l’istanza dei domiciliari ad alcuni detenuti che soffrono di talune patologie. Gli avvocati hanno fatto tale richiesta in ragione del pericolo di contagio.
La preoccupazione però serpeggia anche tra gli agenti penitenziari. Ad esempio, da oggi, il sindacato Osapp ha indetto lo stato di agitazione con astensione dalla mensa obbligatoria di servizio da parte del personale di Polizia Penitenziaria in tutta la provincia di Avellino ( carceri di Ariano Irpino, Sant'Angelo dei Lombardi, Bellizzi Irpino e Lauro). Il motivo? «Ad oggi non sono stati dotati i poliziotti penitenziari di idonei strumenti di protezione dal rischio contagio in particolar modo presso la Casa Circondariale di Ariano Irpino, che si trova ad operare in un contesto difficile e in piena zona rossa e ad alto rischio contagio così come decretato dal presidente della regione Campania e di tutti gli strumenti Dpi e inoltre chiediamo il tampone a tutti gli operatori penitenziari per tutelare e ridurre il rischio contagio da Covid- 19», dichiara sempre l’Osapp.
Nel frattempo, però, al carcere La Dozza di Bologna si stanno verificando dei problemi. C’è molta preoccupazione da parte del personale penitenziario. A Il Dubbio risultano tre contagi, mentre in realtà – secondo La Repubblica,
- sarebbero addirittura 17, tra medici e infermieri. Da tempo i sindacati hanno chiesto la possibilità di sottoporre tutti gli agenti penitenziari al tampone e la possibilità di avere i dispositivi per la protezione. Ma tuttora, secondo il Sinappe, la loro richiesta è rimasta lettera morta. Hanno paura, per loro e per tutta la popolazione carceraria. Ora sembra che i vertici della Ausl e la direzione carceraria stiano correndo ai ripari, sia a tutela del personale che dei detenuti. Si spera al più presto, anche per evitare possibili ulteriori contagi e tensioni interne. D’altronde l’aria è ancora irrespirabile nella sezione devastata dalla scorsa rivolta.