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Una sentenza «populista». Commenta così l’esito del processo per la strage di Viareggio Armando D’Apote, legale di Mauro Moretti, ex amministratore di Fs e Ferrovie dello Stato, condannato a 7 anni e mezzo, a fronte di una richiesta di 16 anni. «Esprimo parziale soddisfazione per l’assoluzione di Moretti nella sua veste di amministratore di Fs e di Ferrovie dello Stato», ha affermato, definendo «scandaloso l’esito del processo» e rilevando «il frutto del populismo che trasuda dalla sentenza». La lunga giornata di ieri, otto anni dopo la prima di 140 udienze, si è aperta con il corteo dei familiari delle vittime nel piazzale antistante il palazzo di giustizia, dove sotto la pioggia hanno sfilato con striscioni in mano invocando “giustizia per Viareggio”. Avevano chiesto a Moretti e ai manager pubblici – che hanno sempre proclamato la loro innocenza - di rinunciare alla prescrizione, perché «il dolore non si prescrive». E hanno atteso la sentenza pronunciata dal giudice Gerardo Boragine, con a latere Nidia Genovese e Valeria Marino, in silenzio. Un silenzio rotto poco dopo le 15 da Boragine con la lettura del lungo elenco di nomi coinvolti nella vicenda: assieme a Moretti sono stati condannati anche il suo braccio destro, Michele Elia ( ex amministratore delegato di Rfi), a cui sono stati inflitti 7 anni e 7 mesi, così come all’ex Ad di Trenitalia, Vincenzo Soprano, mentre il dirigente di Rfi Giulio Margarita è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. I giudici hanno stabilito provvisionali che vanno da 30mila ad un milione di euro per i familiari costituitisi parte civile al processo, nonché alla Regione Toscana, al Comune e alla Provincia di Lucca, sindacati e associazioni. Assolti, invece, dieci imputati per non aver commesso il fatto: Andreas Barth dell’Officina Jungenthal di Hannover, Andreas Carlsson, sempre della Jungenthal, Joachim Lehmann, supervisore esterno della Jungenthal, Massimo Vighini, Calogero Di Venuta, responsabile della direzione compartimentale di Firenze Movimento infrastrutture, Giuseppe Farneti, sindaco revisore di Fs prima e poi di Italferr, Gilberto Galloni, ad di Fs Logistica, Angelo Pezzati, predecessore di Di Venuta, Stefano Rossi e Mario Testa. Moretti è stato invece assolto dai reati a lui ascritti come Ad di Ferrovie, così come Vincenzo Soprano, limitatamente al ruolo di ex dirigente di Fs. Esclusa la responsabilità per illecito amministrativo anche di Ferrovie dello Stato, di Fs Logistica e di Cima Riparazione.
"Me lo aspettavo, era un caso troppo coinvolgente dal punto di vista mediatico: da come siamo partiti più di questo non potevamo fare". È quanto dice l'ex amministratore delegato di Rfi, Michele Mario Elia, commentando la sentenza di condanna a sette anni e sei mesi per la strage ferroviaria di Viareggio. "Come ho già detto a dicembre nel corso di una dichiarazione spontanea - ricorda Elia, oggi country manager per l'Italia di TAP AG - più di così non potevo fare: dal 2000 al 2009 abbiamo speso 17 miliardi ed abbiamo ridotto l'incidentalità da cento a dieci morti all'anno. Ma purtroppo questo non ha impedito che si verificasse l'incidente di Viareggio. Ma più di così non potevamo fare, visto da dove siamo partiti".
Viareggio conobbe l’inferno la notte del 29 giugno 2009, quando un treno merci deragliò in stazione liberando il suo carico di gpl e innescando una serie di esplosioni: 32 le persone morte in via Ponchielli, divorata dalle fiamme, molte rimaste intrappolate in casa propria, altre dopo mesi in ospedale tra atroci sofferenze. Un breve applauso ha seguito la lettura della sentenza, ascoltata in silenzio dai familiari delle vittime. Che rimarranno in silenzio fino alla conferenza stampa convocata per oggi nella sede dell’associazione dei familiari delle vittime, ' Il mondo che vorrei'. «Non siamo in grado di fare un ragionamento complessivo – ha detto Marco Piagentini, presidente dell’associazione –. Però possiamo dire che c’è una condanna e quindi un sistema della sicurezza che non funziona, come diciamo da 7 anni». L’esito del processo rappresenta però una pagina importante per la Procura, soprattutto sotto il profilo della sicurezza, con la speranza di evitare simili tragedie in futuro. «Le procure non si accontentano mai - ha commentato il procuratore capo di Lucca Pietro Suchan -, avevamo chiesto 33 affermazioni di responsabilità penale, il Tribunale di Lucca, al quale va il riconoscimento di aver espresso una sentenza forte, ha condannato 23 imputati e assolto i restanti. Siamo però contenti perché abbiamo avuto una pronuncia da parte di un giudice collegiale che afferma la responsabilità penale, quindi che non è stato un incidente o un episodio accidentale». Moderatamente soddisfatto anche Giuseppe Amodeo, uno dei pm che hanno rappresentato l’accusa in aula.