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Ovd- Info, organizzazione che si occupa della tutela dei diritti umani in Russia, ha pubblicato l’ultimo rapporto sulla repressione del dissenso contro la guerra in corso in Ucraina. Balzano subito all’attenzione i procedimenti penali e quelli amministrativi avviati a partire dall’invasione del 24 febbraio 2022. Le persone sotto processo per aver criticato le scelte della Russia sono 993. Poche settimane dopo lo scoppio della guerra, il legislatore russo si è affrettato ad inasprire le pene per chi scredita le forze armate, con l’introduzione, per esempio, dell’ormai famigerato articolo 207.3 del codice penale sui cosiddetti “falsi militari”.
Una norma che ha portato dietro le sbarre numerose persone. Fino ad oggi sono 287 i cittadini detenuti nei centri di custodia cautelare e nelle colonie correzionali. Tra questi anche Alexei Gorinov, avvocato e deputato municipale del distretto Krasnosel’skij di Mosca. Gorinov è stato il primo cittadino russo condannato per essersi espresso contro la guerra in Ucraina. Il tribunale del distretto di Mescankij, nella primavera del 2022, gli ha inflitto una pena a sette anni di carcere per aver esortato «la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra». Nell’ultimo monitoraggio di Ovd- Info sulla repressione del dissenso viene indicato anche il numero delle persone attualmente sotto processo - sono 83 -, dopo aver espresso idee pacifiste.
Ad essere stata condannata in contumacia a 9 anni di carcere per i “falsi” sull’esercito anche la giornalista Veronica Borisovna Belotserkovskaya. Nei suoi confronti però non sono scattate le manette in quanto la blogger ha deciso di lasciare la Russia. Il 22 luglio 2022, il ministero della Giustizia ha incluso Belotserkovskaya nel registro degli “agenti stranieri” con il contestuale sequestro di ogni bene. L’Interpol ha rifiutato di accogliere la richiesta della Federazione Russa di estradare Belotserkovskaya. Secondo l’accusa, la giornalista avrebbe pubblicato sulla propria pagina Instagram una serie di articoli che «contenevano informazioni deliberatamente false sulle azioni dell’esercito russo», attribuendo alle forze armate «la distruzione delle città e della popolazione civile ucraina, compresi i bambini, durante un’operazione militare speciale».
I provvedimenti liberticidi hanno interessato pure i cittadini che hanno espresso idee politiche contrarie all’attuale assetto di governo con Vladimir Putin padrone incontrastato della Russia. Dal 24 febbraio 2022 al 20 luglio scorso sono stati applicati più di 20mila provvedimenti che hanno impedito alle persone di riunirsi e manifestare pubblicamente. Il calo del numero dei provvedimenti dal 2022 ad oggi dimostra quanto siano sempre più intimoriti i russi, che adesso raramente scendono in piazza. Se due anni fa, con lo scoppio della guerra, sono stati 19.618 i provvedimenti che hanno vietato riunioni o manifestazioni pubbliche, quest’anno il numero è sceso a 41 ( nel 2023 sono stati 381).
«La persecuzione politica nella Russia di Putin – evidenzia una nota di Ovd- Info -, inclusa la persecuzione penale, non è un’innovazione in tempo di guerra, ma una pratica comune. Monitoriamo i procedimenti penali che derivano, a nostro avviso, da un motivo politico». Durante le elezioni presidenziali dello scorso marzo, molte persone che hanno espresso la loro posizione contro la guerra, scoperte dopo aver apposto delle scritte per annullare le schede elettorali, sono state arrestate a Mosca e in altre città della Russia. Diversi i casi richiamati da Ovd- Info. «Ad aprile – si legge sul sito dell’organizzazione -, il tribunale distrettuale di Tverskoy di Mosca ha arrestato Dinis Khamidullin, residente locale, per aver pronunciato la frase ' No alla guerra' nei pressi della Piazza Rossa. Le forze di sicurezza russe hanno arrestato Nikolai Mazanka, 50 anni, a causa di “discussioni sull'Ucraina” nel cortile di un condominio a Simferopol. Questo non è stato l’unico caso: le forze di sicurezza hanno sfondato la finestra dell'appartamento di Elena e Alexander Avdeev, I vicini li avevano denunciati perché cantavano canzoni ucraine e dicevano “Gloria all'Ucraina!”».