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Basta "menzogne, silenzi e mistificazioni" sulla emergenza sanitaria in carcere. "Se esplode la bomba carcere, dentro ma anche fuori dai penitenziari, sapremo a chi imputarne la responsabilità. E' quanto scrive l'Unione delle camere penali in una lettera pubblica al presidente del Consiglio, al ministro della Giustizia, a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni, dopo il decreto Cura Italia che ha previsto la detenzione domiciliare per chi ha un residuo di 18 mesi di pena da scontare, subordinandola però alla disponibilità dei braccialetti elettronici. "Procurare allarme nella pubblica opinione con la falsa notizia che rapinatori stupratori e assassini riempiranno le nostre città, è un atto di irresponsabilità gravissimo-sottolineano i penalisti rivolgendosi a Salvini e Meloni- visto che la norma esclude il già troppo ampio catalogo dei reati di maggiore allarme sociale, e tutti i detenuti qualificati di particolare pericolosità". "Al tempo stesso - aggiungono, stavolta riferendosi a Conte e Bonafede - aver subordinato la detenzione domiciliare alla disponibilità dei braccialetti, rappresenta una mistificazione letteralmente truffaldina, indegna della etica pubblica di governo che abbiamo il diritto di pretendere in un Paese civile". E questo perché i "pochi braccialetti elettronici disponibili sono già tutti utilizzati -e non bastano- per le custodie cautelari domiciliari". Di qui la sfida al premier e al ministro a comunicare quanti detenuti hanno preventivato possano beneficiare nei prossimi giorni di una detenzione con il braccialetto elettronico e quanti di questi strumenti siano disponibili effettivamente. Perchè "l'unica cosa seria da fare subito è: detenzioni domiciliari con braccialetto elettronico 'ove disponibile', come nella originaria formulazione della bozza di decreto".