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FILE - Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu attends the weekly cabinet meeting in the prime minister's office in Jerusalem, on June 25, 2023. Israel's High Court ruling Thursday to curtail subsidies for ultra-Orthodox men has thrown Prime Minister Benjamin Netanyahu's political future into grave jeopardy. Netanyahu now has until Monday to present the court with a plan to dismantle what the justices called a system that privileges the ultra-Orthodox at the expense of the country's majority. (Abir Sultan/Pool Photo via AP, File)
La legge approvata dal Parlamento israeliano con 71 voti a favore e 10 contrari, che consente al governo di oscurare le trasmissioni della televisione Al Jazeera, viene criticata da più parti e dimostra la deriva che sta interessando l’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu.
La “legge Al Jazeera” – come è stata subito ribattezzata - potrebbe colpire in futuro altre emittenti, dato che quanto approvato ieri ha il fine di preservare la sicurezza nazionale. In verità, il primo disegno di legge non faceva distinzioni tra emittenti radiotelevisive israeliane e straniere. Nei mesi scorsi una parziale marcia indietro con la possibilità di oscurare le trasmissioni solo delle radio e delle tv straniere. La scure si è abbattuta subito su Al Jazeera.
In base alle nuove norme il ministro delle Comunicazioni, con il consenso del primo ministro, può ordinare la cessazione delle trasmissioni di un canale straniero che trasmette in Israele se il primo ministro ritiene che i contenuti rappresentino una diretta minaccia per la sicurezza nazionale. Su questo punto i giuristi sono divisi, in quanto la legge non indica con chiarezza i motivi di sicurezza nazionale che consentono di spegnere una radio o una televisione che trasmette in Israele. Oltre a sospendere le trasmissioni del canale straniero, la legge appena approvata consente al governo di intraprendere altre azioni. Tra queste la chiusura degli uffici eventualmente presenti sul territorio israeliano, il blocco dei siti web e il sequestro dei dispositivi utilizzati per diffondere i contenuti.
La decisione che ha riguardato Al Jazeera è stata giustificata dalla necessità di evitare che la televisione del Qatar non vanificasse gli sforzi della mediazione profusi a Doha per arrivare ad una tregua tra Israele e Hamas sulla Striscia di Gaza. Una versione, però, molto debole e poco convincente, considerato che i tentativi delle trattative anche per arrivare alla liberazione degli ostaggi ancora vivi del 7 ottobre si arenano sistematicamente.
La legge-bavaglio su Al Jazeera avrebbe, secondo altri osservatori, lo scopo primario di fare pressione sul Qatar e responsabilizzarlo maggiormente – non solo da un lato formale e dell’ospitalità dei mediatori – per portare a conclusione il complicato negoziato con Hamas.
Il primo ministro Netanyahu nel sottolineare l’importanza dell'approvazione della legge ha usato parole molto dure contro Al Jazeera, accusando la televisione del Qatar di essere la “portavoce di Hamas in Israele”: «Al Jazeera ha danneggiato la sicurezza di Israele, ha partecipato attivamente al massacro del 7 ottobre e ha incitato azioni contro i soldati dell'Idf. Il canale terroristico Al Jazeera non trasmetterà più da Israele. Intendo agire immediatamente in conformità con la nuova legge per fermare le attività del canale».
L’avvocato Gil Gan-Mor della ACRI (Association for Civil rights in Israel), sin dal primo passaggio parlamentare della legge sulle emittenti radiotelevisive, ha espresso forti perplessità rispetto agli orientamenti del governo. «Nell’era di internet e dei social network – commenta -, il controllo di una radio o di una televisione che diffonde notizie non può impedire che vengano eseguite delle manipolazioni per raggiungere degli obiettivi di propaganda. Pertanto, sembra che lo scopo di impedire la compromissione della sicurezza o dell’ordine pubblico o l’uso improprio dei contenuti della comunicazione per la propaganda nemica sia un motivo ingannevole. Il vero intento della normativa è quello di penalizzare specifici organi di informazione per i contenuti trasmessi. Certe norme che sono state proposte e approvate non possono giustificare l’uso draconiano della legislazione di emergenza».
Inoltre, Gil Gan-Mor si sofferma sulla necessità di preservare sempre la libertà di stampa e contesta le misure restrittive applicate nei confronti di Al Jazeera. «Anche in tempo di guerra – dice - e, forse, soprattutto durante la guerra, in momenti in cui vengono prese decisioni critiche, la libertà di stampa e il libero flusso di informazioni presentano un valore ancora più rilevante. Il governo non dovrebbe avere l’autorità di controllare i contenuti trasmessi o ricevuti attraverso misure draconiane volte a bloccare i mezzi di comunicazione con il pretesto di compromettere la sicurezza, l’ordine pubblico o per il timore di sfruttare le trasmissioni per la propaganda nemica. Tutto ciò costituisce un attacco grave e immediato ai media, alla libertà di espressione e alla democrazia. Il danno in una situazione del genere supera il beneficio, poiché non vi è alcuna utilità dei provvedimenti adottati. Violare la libertà di espressione significa colpire la dignità umana e la legislazione di emergenza non può sostituirsi alla legge fondamentale».
Un’ultima riflessione l’avvocato di ACRI la affida a X. In un post pubblicato poche ore dopo l’approvazione della nuova legge, Gan-Mor si è interrogato sulla sua utilità: «Ammettiamo pure che Al Jazeera trasmetta messaggi incendiari o notizie false, disgustose e provocatorie; diciamo pure che esiste una motivazione per impedire ai cittadini di accedere a certi contenuti e garantire la sicurezza nazionale. Ma in che anno vivono i nostri ministri se pensano che con la chiusura di Al Jazeera si otterrà qualcosa? I contenuti saranno diffusi lo stesso sui telefoni tramite WhatsApp, YouTube, Tiktok e Telegram».