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Resta altissima la pressione dell’opinione pubblica planetaria sul tema dei cambiamenti climatici.
Con la giovane leader Greta Thunberg sbarcata a New York in occasione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, le proteste del venerdì ( Fridays for Future il nome dell’iniziativa) ieri hanno assunto una dimensione globale e particolarmente imponente, che ha coinvolto milioni di persone in 139 Paesi del mondo ( mentre l’Italia e i Paesi Bassi avranno invece le loro manifestazioni clou venerdì prossimo perché le scuole sono iniziate dopo, mentre in Cina non è stata autorizzata alcuna manifestazione).
Gli eventi in programma in tutto il mondo sono stimati in quasi cinquemila, ma è impossibile tenere il conto delle tantissime iniziative locali, dei sait- in, dei piccoli cortei, dei flash- mob. Lo sciopero per il clima ha preso il via ufficialmente in Australia e dintorni ( persino nella Repubblica di Kiribati), per ovvie ragioni di fuso orario: oltre 300mila gli australiani scesi in piazza nelle principali città. Poi in una grande staffetta ha attraversato tutti i continenti, rimbalzando da Manila a New Delhi, da Nairobi a Johannesburg, da Londra alle decine di marce organizzate in Francia e Germania dove si è registrata la partecipazione più grande.
Per raggiungere il suo apice a New York, dove la grande marcia ambientalista è stata guidata dalla stessa sedicenne svedese che qualche giorno fa ha ricevuto anche la benedizione dell’ex presidente Barack Obama, in quello che magari è stato anche un passaggio di testimone da parte del Premio Nobel per la Pace. Anche in Africa, seppur con numeri meno imponenti, si sono tenute manifestazioni: diverse centinaia di persone di età diverse si sono riunite davanti alla Corte Costituzionale del Sudafrica, a Johannesburg, per unirsi al coro dei manifestanti che in tutto il mondo chiedono alle autorità azioni più concrete contro il cambiamento climatico, in particolare contro il riscaldamento che metterà in serio pericolo milioni di abitanti del pianeta nei prossimi anni. Una marcia pacifica, con tanti cartelli, pupazzi, travestimenti che ha visto i giovani attivisti Tariro Banganayi e Natalie Kapsosideris lanciare alla folla l’appello ad esercitare maggiori pressioni sul governo, che «ci sta rubando il nostro futuro», hanno detto.
Il Sudafrica è stato oggetto di forti criticheda parte dei movimenti ecologisti per il costante ricorso ai combustibili fossili e per la scarsa attenzione alla riduzione delle emissioni di Co2, tra le principali responsabili dell’effetto serra.
Marce analoghe a quella di Johannesburg si sono svolte in Uganda e in Kenya, una prima volta per questi due paesi. La mobilitazione planetaria per il clima non si esaurisce con le oceaniche marce di ieri, ma prosegue per tutta la prossima settimana.
Anche perché nel mirino c’è il vertice delle Nazioni Unite sul clima che è in corso da oggi al 23 ( Climate Action Summit 2019). Poi il 27 – di venerdì come al solito – ci sarà la successiva grande manifestazione che dovrà concludere questa settimana speciale di Global Climate Strike. Per l’occasione Greta guiderà la marcia che si terrà in Canada.
Con l’augurio che i partecipanti si fanno di non dover ripetere le parole che la giovane attivista ha rivolto ai parlamentari del Congresso degli Stati Uniti: «Voi politici non fate abbastanza», e sperando invece di poter vedere qualche passo concreto intrapreso dal summit Onu, anche se è difficile che le richieste molto forti degli attivisti possano essere varate dal consesso delle Nazioni.