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Sbarra.«Quante bugie ed illazioni sul salario minimo. Il M5S insulta su Facebook la Cisl ed i suoi 4 milioni e duecento mila iscritti. In democrazia bisognerebbe essere più rispettosi delle proposte e delle opinioni delle associazioni sindacali e dei grandi soggetti collettivi, come noi lo siamo sempre stati con tutti i partiti e con chi rappresenta le istituzioni».
È l'incipit molto esplicito di un lungo messaggio che in questi giorni tiene banco sulla pagina facebook della Cisl che ha risposto ' via social ' per le rime, ed in maniera dettagliata, agli attacchi sempre su Facebook del Movimento 5 stelle sul tema del salario minimo.
La Cisl ha postato anche due volantini che spiegano bene la posizione del sindacato di via Po sul salario minimo ed i rischi di un provvedimento per legge sulle materia contrattuali.
«La verità è questa: con la contrattazione collettiva noi tuteliamo oggi la gran parte dei lavoratori dipendenti, garantendo loro un salario ben superiore a quello minimo. Il nostro scopo è estendere questa copertura a tutti gli altri lavoratori oggi privi di tutele e diritti», scrive la Cisl su facebook.
«Il salario minimo per legge mette in pericolo tutti gli altri elementi retributivi della contrattazione nazionale: Tredicesima, Quattordicesima, Tfr, maggiorazioni, fondo pensioni ecc. Inoltre, il salario minimo per legge rischia di non coprire tutte le categorie ma di escluderne alcune particolarmente deboli, tra quali apprendisti e disoccupati di lunga durata. Il vero problema è combattere i contratti pirata che producono dumping salariale e contrattuale. Occorrono anche maggiori verifiche e controlli per contrastare la mancata applicazione dei contratti e l’evasione fiscale e contributiva. Ai lavoratori italiani insomma serve un avanzamento nei contratti nazionali non un passo indietro».
Qualche giorno fa era stato il Segretario Generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra a chiarire la posizione del sindacato nel corso di una audizione sul salario minimo in Commissione Lavoro della Camera dei deputati.
«La crescita dei salari nel nostro Paese passa per la corretta applicazione ed estensione dei contratti leader: la via non può e non deve essere quella di una prescrizione legislativa secca sulla paga oraria, che rischia non solo di non risolvere il problema, ma anche di indebolire le tutele di milioni di lavoratori.
L’introduzione di un minimo salariale per legge deperirebbe infatti il valore reale delle retribuzioni, toglierebbe tutele ai lavoratori in merito a tredicesima e quattrodicesima, Tfr, ferie, previdenza e sanità integrativa, maggiorazioni, premi, integrazione malattia, welfare contrattuale, riduzione d’orario, permessi… elementi che solo un contratto garantisce». Sbarra fin dall'inizio è stato molto preciso e puntuale su questo tema, fermo sull posizione storica della Cisl.
«L’Italia vanta un patrimonio di relazioni industriali e sindacali che ha generato un forte sistema contrattuale, capace di garantire ad ogni lavoratore dipendente un buon contratto nazionale di riferimento.
Il punto allora, è includere il lavoro in dumping nel recinto delle tutele contrattuali e delle retribuzioni lì stabilite. Un percorso che deve portare ad individuare in ogni settore un contratto di riferimento a cui dare valore erga omnes.
Occorre stabilire chi sono i soggetti sociali rappresentativi: per questo, tra l’altro, va sbloccata la firma della nuova convenzione tra Cgil- Cisl- Uil, Confindustria, Ministero del Lavoro e Inps, così da portare definitivamente alla misurazione della rappresentatività tutti i soggetti, sindacali come stabilito dal Testo Unico del 2014».
Insomma l'invito che fanno i sindacati confederali a Governo e Parlamento e' quello di accompagnare il percorso di attuazione delle Intese pattizie sottoscritte dal sindacato confederale con le altre associazioni imprenditoriali per giungere ad un quadro complessivo di certificazione della rappresentanza Sindacale e Datoriale.
Aggiunge il numero due della Cisl, Sbarra: «Serve uno sforzo comune per definire insieme i perimetri della contrattazione. Anche per questo chiediamo di ripristinare l'efficacia di quanto disposto dall'art. 2070 del Codice Civile secondo cui deve esserci coerenza tra contratto applicato e attività effettivamente svolta dalla impresa».
Una efficace risposta di contrasto al lavoro povero, per il sindacalista, «deve arrivare da maggiori ispezioni e controlli contro il lavoro nero e irregolare, contro i finti part- time e le ore di lavoro non pagate, contro le false cooperative e le false partite Iva, per la piena applicazione dei contratti.
È poi necessario ridurre una pressione fiscale che grava pesantemente sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Questo è ciò che serve ai lavoratori: un buon contratto, non un salario minimo». Infine la proposta, nello stile contrattualista ed aperto al comfronto della Cisl.
«Non ci devono essere fughe in avanti. Su tutti questi temi ci aspettiamo l’apertura di un serio confronto tra Governo e parti sociali.
Serve uno scatto di responsabilità da parte di tutti. Noi siamo pronti a una discussione che metta al centro il riconoscimento e il rafforzamento del valore della contrattazione collettiva quale strumento capace di regolare e tutelare il mondo del lavoro nel nostro Paese.
Per una governance che tenga insieme crescita e sviluppo, investimenti e occupazione, salari e produttività, che metta al centro la persona, i suoi bisogni, la sua capacità di partecipare, attraverso il lavoro, al processo di rilancio economico, sociale e produttivo del nostro Paese».