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Mai un ex presidente della Quinta repubblica aveva subito una tale umiliazione politica e umana: da oggi Nicolas Sarkozy è condannato in via definitiva a tre anni di prigione, di cui uno senza il beneficio della libertà condizionale. Per evitare di finire fisicamente dietro le sbarre sarà costretto a indossare il braccialetto elettronico.
I giudici della Corte di cassazione francese hanno infatti respinto il ricorso presentato contro la sentenza di appello del tribunale di Parigi che il 17 maggio dello scorso anno lo aveva riconosciuto colpevole di corruzione e traffico di influenze, concludendo che non è possibile dimostrare la parzialità e il pregiudizio del tribunale d’appello.
È il celeberrimo affaire des écoutes, ovvero delle intercettazioni telefoniche che hanno coinvolto Sarkozy e il suo storico avvocato Thierry Herzog. Secondo la tesi della procura poi accolta dai giudici nei vari gradi di giudizio i due avrebbero stretto «un patto di corruzione» con il magistrato Gilbert Azibert che, in cambio di informazioni riservate su un altra inchiesta sempre a carico dell’ex presidente (l’affaire Bettencourt), avrebbe chiesto un trasferimento nell’ambito principato di Monaco. Quel trasferimento in realtà non c’è mai stato e i difensori di Sarko hanno sempre denunciato una «caccia ai fantasmi» e insistito sul fatto che tutta l’inchiesta si è fondata su elementi indiziari per definire un reato che non è mai stato materialmente commesso. Ma per i giudici il “patto” tra i tre è sufficiente a stabilire il reato. Così anche Azibert e Herzog sono stati condannati alla stessa pena: tre anni di reclusione, per Herzog si aggiunge il divieto di esercitare la professione di avvocato nei successivi cinque anni.
Pochi minuti dopo la sentenza della Cassazione, Sarkozy ha pubblicato un post sulla piattaforma social X in cui continua a dichiararsi innocente: «Non sono pronto ad accettare l’ingiustizia profonda che ho subito in 12 anni di persecuzione giudiziaria, ribadisco la mia totale innocenza ma assumerò tutte le responsabilità e ne accetterò le conseguenze, ma la verità alla fine trionferà»,
Patrice Spinosi, avvocato difensore di Sarkozy non ha mascherato la sua grande delusione e ha annunciato un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo: «È l’unico modo per ottenere la garanzia dei diritti che i giudici francesi gli hanno negato». Le decisioni della Corte europea non sospendono l’esecuzione della pena, ma possono far annullare una condanna anche se i tempi non sono certo brevissimi «Vedrete che la giustizia francese sarà riconosciuta colpevole di aver violato i diritti del mio cliente», chiosa Spinosi.
In effetti l’inchiesta condotta dalla Procura nazionale finanziaria (Pnf) ha suscitato nel tempo più di una perplessità per usare un eufemismo. L’ex ministro della giustizia Dupond-Moretti parlò all’epoca di «metodi da cowboy e da spioni» sottolineando le violazioni del diritto di difesa. Eccone una piccola lista: indagini durate anni interi all’insaputa degli indagati, blitz negli studi legali con sequestro di documenti riservati, sorveglianza della posta elettronica e del traffico telefonico. Ma soprattutto l’intercettazione avvenuta nel 2014 di un colloquio telefonico tra Sarkozy e Herzog.
La legge francese vieta in modo assoluto di intercettare il difensore di un imputato salvo in casi di terrorismo o di rischio per la sicurezza nazionale. Fu in quell’occasione che Sarko subì il suo primo fermo giudiziario (non era mai accaduto a un ex presidente), torchiato dai mastini della procura di Parigi per 15 ore prima di venire rilasciato e rinviato a giudizio per corruzione attiva, traffico d’influenza attivo.
Entro un mese l’ex inquilino dell’Eliseo comparirà davanti al giudice di esecuzione penale per stabilire le modalità con cui dovrà portare il braccialetto elettronico, Il prossimo 28 gennaio Sarkozy compirà settant’anni e, secondo quanto prevede il codice di procedura penale, potrà chiedere per motivi di età il beneficio della libertà condizionale. Una misura non automatica e che soprattutto viene concessa a discrezionalità dei giudici.