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«Se i poliziotti non possono usare le manette, che fanno, offrono cappuccio e brioche?». Così, nel corso di una diretta Facebook - indossando la giacca della tuta delle Fiamme Oro, e la scritta Polizia sul petto - il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, torna sul caso dell'uomo tunisino morto ieri a Empoli in seguito a un fermo. Segue a ruota Maurizio Gasparri: «Per tutti i cittadini vale la presunzione di innocenza. Per le forze di polizia la presunzione di innocenza è rafforzata, perché svolgono un’opera benemerita. Facciano tutte le verifiche necessarie sulla morte del 32enne tunisino avvenuta a Empoli, ma siamo stanchi di sentenze anticipate di condanna sui media ai danni delle forze dell’ordine, che poi in alcuni casi si sono trasformate in sentenze giudiziarie di assoluzione», dice infatti all’Adnkronos il senatore di Forza Italia. Entrambi, Gasparri e Salvini, sembrano voler replicare alle parole di Ilaria Cucchi che è intervenuta sulla morte di Empoli: «Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La quarta sezione della Cassazione dirà che non c’è nessun colpevole». E sulle prime ricostruzioni di quanto accaduto, da cui emerge che l’uomo sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio, Ilaria Cucchi sottolinea: «Come Magherini». Ancora più duro il legale della famiglia Cucchi: «Passano gli anni, la memoria e lo sgomento per questi fatti difficili da comprendere si scolorisce e gli esiti purtroppo di questi ultimi tempi sono sempre uguali: il fatto non costituisce reato», dice infatti Fabio Anselmo, legale delle famiglie di vittime di abusi in divisa, che oltre al caso Cucchi si è occupato di quello Aldrovandi. «Poi se vogliamo dire che è giusto così, prendiamone atto ma smettiamo anche di stupirci e di indignarci, consideriamo queste morti come danni collaterali che il nostro ordinamento giudiziario dimostra di voler considerare tollerabili o giustificabili». «Le versioni giornalistiche sono sempre le stesse - dice Anselmo - sono sempre uguali, persone che fino a quel momento non erano certamente folli, improvvisamente vengono portate via in luoghi chiusi, danno in escandescenze, si autolesionano e muoiono ammanettate e con i piedi legati. Le storie sono sempre quelle, sono gli esiti giudiziaria di questi ultimi tempi che stanno cambiando, evidentemente adeguandosi al clima politico attuale».