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William Barr, ministro della Giustizia di Donald Trump, non si presenterà di fronte alla commissione Giustizia della Camera per rispondere alle domande sul Russiagate, in particolare su come ha gestito e minimizzato il rapporto del procuratore generale Robert Mueller. Una mossa che ha mandato su tutte le furie i democratici che ora chiedono a gran voce le sue dimissioni.
«L’amministrazione non può imporre le modalità delle nostre audizioni», ha detto il dem Jerrold Nadler, precisando che la commissione che lui presiede oggi si riunirà come previsto lasciando vuota la sedia del ministro che ha deciso di snobbare il Congresso. «Spero e mi aspetto che l’attorney general ci ripensi nel corso della notte e decida di venire», ha continuato, aggiungendo che intende dare a Barr anche ancora «un giorno o due» per consegnare la versione integrale del rapporto. «Il prossimo passo sarà un’azione legale contro l’attorney general», ha poi concluso.
Il rifiuto di Barr di presentarsi alla Camera arriva dopo la sua deposizione di quattro ore al Senato sempre sul Russiagate in cui, stando ai democratici, avrebbe edulcorato, minimizzato, scagionato in ogni modo il presidente Trump. Lo stesso Mueller si è lamentato in una lettera ufficiale inviata al Congresso del modo in cui il ministro aveva sintetizzato i risultati della sua inchiesta. Secondo Mueller, Barr non ha «rappresentato a pieno il contesto, la natura e la sostanza del lavoro e delle conclusioni del mio ufficio».
Anche il candidato dem alla Casa Bianca, Joe Biden, ha detto che Barr «dovrebbe dimettersi» perché «ha perso la fiducia del popolo americano». Stesso concetto espresso dalla senatrice Elizabeth Warren, che ha definito «allarmanti i tentativi di Barr di silenziare il rapporto Mueller. Dovrebbe dimettersi e il Congresso dovrebbe avviare l’impeachment del presidente».