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«L’unico nemico di Mdp è il Pd, non la destra o i 5 Stelle». Il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, è convinto che l’uscita dalla maggioranza dei suoi ex compagni di partito non pregiudichi il cammino della legislatura. «È solo una mossa tattica», dice.
Il voto sulla Nota di aggiornamento del Def segna uno spartiacque: la maggioranza perde Mdp e ritrova i verdiniani. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Non abbiamo ritrovato nessuno. Sulla Nota di aggiornamento c’è stato semplicemente un voto di responsabilità da parte di molti senatori che pensano al bene dell’Italia, mentre Mdp ha continuato a fare quello che fa abitualmente: votare contro il governo.
Verdini però rivendica il proprio ruolo determinante...
È tipico di ogni forza politica provare a essere determinante. E Verdini ha fatto la sua parte, perché non è che i voti di Ala valgano meno di quelli di altri in Parlamento. Ma sia chiaro, non c’è stato uno scambio su nulla, hanno dato il loro consenso all’operato del governo e ci fa piacere.
Invece Mdp ha dimostrato la propria irrilevanza politica, come dice il suo collega Richetti?
Lo dicono i numeri, non è semplicemente un’osservazione di Richetti. Quelli di Mdp hanno condotto un’operazione per provare a dimostrare la loro indispensabilità. Mi sembra che il risultato non abbia bisogno di ulteriori commenti.
Crede che Mdp voglia davvero far cadere il governo?
No, io credo che la loro sia solo una mossa tattica. Tanta agitazione perché stiamo lavorando a una legge elettorale che non vogliono per lo scarso consenso che attribuiscono loro i sondaggi. E così drammatizzano invece di combattere la destra e i 5 stelle. E fanno una battaglia sulla sanità nel Def che è una battaglia dell’esecutivo e del Pd. Il fatto che loro provino a differenziarsi da noi su questo tema mi sembra quantomeno curioso e strumentale.
Tutta una macchinazione di Massimo D’Alema?
Ognuno organizza il proprio parti- to come meglio crede. Mi limito a registrare che quando D’Alema dice qualcosa, quel qualcosa poi si materializza nella linea politica di Mdp. Come direbbe lui: “Diciamo” che una certa influenza sulle decisioni di quel gruppo ce l’ha.
Finché l’ex presidente del Consiglio rimarrà in campo il Pd si rifiuterà di aprire un dialogo con gli scissionisti per costruire un nuovo centrosinistra?
Noi continuiamo a lavorare per costruire un’alleanza di centrosinistra e la faremo, rivendicando la necessità di una coalizione larga contro le destre e il Movimento 5 Stelle. Lo faremo con caparbietà e mettendo insieme tutti quelli che ci stanno e condividono un progetto.
E chi sono i possibili alleati?
Il nostro interesse in questo momento non è fare un appello con nomi e cognomi ma confrontarci sui programmi. È chiaro che dialogheremo con chi ha interesse a vincere le elezioni e non con chi ha il solo obiettivo di entrare in Parlamento con un partitino di testimonianza.
Pisapia rientra tra coloro che vogliono vincere?
Il dialogo è aperto con tutti, figuriamoci se non ci confrontiamo con Pisapia. Ma noi non facciamo la corte a nessuno, ognuno deve assumersi le proprie responsabili- tà. Vogliamo una coalizione larga e di centrosinistra, chi vorrà lavorare con noi sarà il benvenuto e potrà sentirsi come a casa sua.
Resta ancora da capire con che legge elettorale si andrà al voto. Il Rosatellum bis ha possibilità concrete di trasformarsi in legge?
Bisognerà superare il labirinto pericoloso dei voti segreti. Per me è incomprensibile che una legge elettorale debba passare attraverso il voto segreto, ma sono convinto che stiamo facendo l’unica proposta seria di alternativa alle leggi modificate dalla Corte costituzionale.
Ap ha appena depositato un emendamento per trasferire la soglia del 3 per cento da base nazionale a base regionale: entra in Senato chi supera lo sbarramento in almeno tre regioni. Sosterrete questa proposta “salva Alfano”?
Quando arriveremo agli emendamenti del Senato ce ne occuperemo. È una proposta avanzata da uno dei partiti che hanno collaborato con noi alla scrittura della legge. Io comunque non la definirei norma salva Alfano, sono convinto che Ap sarà in grado di superare lo sbarramento a livello nazionale.
La stessa Ap che ha posto un veto sullo ius soli, mentre alcuni esponenti del Pd aderiscono allo sciopero della fame per non far cadere nel dimenticatoio il provvedimento. Non è bizzarro che alcuni ministri puntino il dito su una contraddizione interna alla maggioranza?
Non stanno manifestando contro una contraddizione della maggioranza, è una questione affidata al confronto parlamentare. Quella di alcuni esponenti del governo è una battaglia di testimonianza. Il ministro Delrio, ad esempio, è stato un protagonista di questa vicenda fin da quando faceva il sindaco.
Lo ius soli è un capitolo chiuso, come dice Lupi?
Più se ne parla e meno possibilità di approvarlo ci sono. Io, che a questa legge ci tengo, ne parlo il meno possibile.
Meglio tenere un profilo basso su un provvedimento potenzialmente impopolare?
Non è una questione di popolarità. Trasformare in scontro politico una legge dal valore epocale non aiuta l’approvazione del testo.