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C’è l’orchestrina che suona, come sul Titanic mentre affondava. È la banda musicale dei Vigili Urbani che accompagna il sindaco di Roma, Virginia Raggi, a girare come una pallina da flipper per tutte le periferie romane presentando e ripresentando sempre gli stessi bus, quelli acquistati sulla piattaforma Consip visto che le gare d’appalto fatte da Atac per comprare vetture sono andate tutte deserte. C’è anche il tappeto.
E le vetture ci sono pure, ma - come la rete impietosamente sottolinea - ogni presentazione sono praticamente per metà sempre le stesse vetture, basta leggere i numeri di matricola. E mentre il Sindaco continua a raccontare la lieta novella del salvataggio Atac, i numeri, quelli del mondo reale, scolpiscono un’altra verità. Molto più drammatica: senza l’apporto costante del Campidoglio, Atac, anche in concordato fallimentare, non è in grado di assolvere il proprio compito. E l’apporto del Campidoglio - sotto forma di questi 227 nuovi bus fabbricati in Turchia - neanche sembra bastare.
L’azienda dei trasporti romana ha diffuso sul proprio sito il risultato del mese di maggio: sono i dati sui chilometri percorsi dai bus, i filobus, i tram, le metro e le ferrovie concesse ( Roma- Lido di Ostia, Roma- Giardinetti e Roma- Viterbo). All’arrivo della Giunta Raggi e dei suoi management, anno 2016, Atac percorreva fra gennaio e maggio, 39 milioni di km in superficie e 3,3 con le metropolitane.
Nello stesso arco temporale del 2019, il dato sul servizio di superficie - che include bus, tram, filobus - si ferma a 36 milioni di km e aumenta leggermente quello per le metro a 3,5 milioni di km. Rispetto alle previsioni contenute nel Contratto di Servizio con il Campidoglio ( 42,1 milioni di km per i primi 5 mesi del 2016 e 42,6 milioni di km per gennaio/ maggio 2019), pur compensando l’aumento di circa 500mila km del chilometraggio previsto dalla versione 2019 del Contratto di Servizio, emerge che non solo c’è una perdita di quasi 3 milioni e mezzo di km percorsi in valore assoluto ma che in 3 anni di “cura Raggi” si è approfondito il divario fra il programmato e effettivamente prodotto di quasi 4 milioni di km.
In sostanza: un’ecatombe. La stessa che vivono sulla loro pelle i passeggeri di Atac. L’unica nota ( parzialmente) positiva viene dai dati sulle metropolitane. Le tre linee ( A, B e B1, e C) nei primi 5 mesi del 2016 registravano una perdita di 403mila km fra ciò che era previsto dal contratto di servizio ( 3,7 milioni di km) e ciò che era effettivamente reso ( 3,3 milioni). Nello stesso periodo del 2019, la perdita è stata di meno di 50mila km anche se, in questo caso, il dato va ricalibrato tenendo conto che il Contratto di servizio prevedeva 100mila km in meno ( 3,6 milioni di km) rispetto a quello del 2016. Tuttavia, il servizio reso è cresciuto del 7% fra i 3,3miioni di km percorsi fra gennaio e maggio del 2016 e i 3,5 dello stesso periodo del 2019.
Il problema, però, è molto serio: Atac è in concordato preventivo. Vale a dire che il Tribunale fallimentare ( e i creditori) hanno sostanzialmente accettato un piano di salvataggio dell’azienda dai suoi debiti basato su una serie di parametri precisi.
Secondo le tabelle del Concordato, Atac avrebbe dovuto produrre, su gomma ( quindi, per aumentare al massimo il conto, includendo bus, filobus e bus elettrici) 84 milioni e spicci di km nel 2016, poi 81 milioni e 680mila nel 2017, 84 milioni e 77mila per il 2018 e, infine, 89 milioni e 605mila km per quest’anno. Andando a vedere i dati reali sulla produzione, viene fuori una corrispondenza sostanziale fra il 2016 ( quasi 85milioni prodotti contro 84,3 da produrre) e per il 2017 ( 81,5 prodotti contro 81,6 da produrre). Ma siamo assai lontani nel 2018: 80,8 prodotti contro 84 da produrre. E la previsione per il 2019 è ancora peggiore: a fronte di un obiettivo superiore agli 89,6 milioni di km, la proiezione sull’arco annuale del risultato dei primi 5 mesi stima una produzione effettiva a fine dicembre inferiore agli 83 milioni di km.
Numeri secchi che lasciano poco margine all’ottimismo della strategia comunicativa 5Stelle: ignorare i problemi e parlare solo dei successi. Solo così, infatti, si spiega il sistema grillino: non si parla delle scale mobili rotte se non quando si rivendica la rimozione della società vincitrice dell’appalto. E poco importa che la ditta vincitrice sia stata scelta dal management grillino, che la gara d’appalto sia stata bandita, organizzata e aggiudicata da questa Amministrazione.
Ancor meno importa che sin dall’inizio si fossero manifestati problemi alle scale mobili - problemi non risolti e che quotidianamente rappresentano un problema per moltissimi utenti a mobilità limitata - e che ci siano voluti due anni, un incidente con una quarantina di feriti e tre stazioni chiuse perché il management grillino di Atac prendesse provvedimenti. Due anni nei quali non una sola volta il sindaco Raggi o il suo assessore alla Mobilità, Linda Meleo, abbiano sentito il bisogno di chiedere scusa alla cittadinanza per i disservizi resi sotto di loro: niente tweet o newsletter di regime, niente banda dei vigili e tappeti simil persiano come quello usato per le inaugurazioni dei bus turchi.
Perché, a chiudere il cerchio e completare il quadro di un’Atac definitivamente uccisa dalla “visione” grillina, ci sono ancora loro: i 227 bus turchi. A parte la beffa delle presentazioni stile Corea del Nord, a parte il distogliere un numero oscillante fra 6 e 10 vetture dal servizio su strada per i passeggeri beneficio del selfie dell’Amministrazione comunale, il problema sta proprio nei numeri. Nel 2015, stando ai bilanci ufficiali di Atac, si contavano 1675 autobus, con un’età media di poco superiore ai 10 anni.
L’ultimo bilancio disponibile, quello del 2017, recava il numero di 1409 vetture, cioè 266 in meno. Contando i numeri delle vetture circolanti ogni giorno, siamo scesi a poco più di 1200 veicoli. Dalla Turchia ne arriveranno 227. Aggiungiamo pure gli altri 97 annunciati ( per il 2020 se va bene): si torna a mala pena al numero di vetture del 2015. Lontanissimi da un minimo di efficienza.