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Quando le fanno notare il suo ruolo di apripista nell’alleanza giallo- rossa ci ride su. Ma Roberta Lombardi, sa benissimo di aver avuto un ruolo decisivo nella svolta e ora lo rivendica.
Conte ha incassato la fiducia alla Camera, ma domani dovrà superare la prova del Senato. Potrebbero arrivare sorprese dai senatori M5S scontenti del nuovo corso?
Noi siamo dei portavoce e l'investimento fatto dagli iscritti di Rousseau su questo nuovo governo, e con quelle proporzioni, è sotto gli occhi di tutti. Chi non si sente di interpretare il ruolo di portavoce può decidere di lasciare e far spazio a qualcuno che invece lo sente più nelle sue corde.
Queste argomentazioni potrebbero non far breccia su un senatore come Gianluigi Paragone che viene da un'altra storia rispetto alla sua...
Candidare persone esterne al Movimento è stato un valore aggiunto. Ci hanno accusato per anni di essere troppo chiusi, quasi una setta, e coinvolgere persone che avevano una loro riconoscibilità e una loro storia indipendente dal Movimento 5 Stelle è stata una mossa vincente. Ma chi ha accettato di candidarsi con noi, secondo le nostre regole - ricordo che Paragone è anche stato votato su Rousseau - ha accettato anche un codice etico molto serio. E questo nessuno di noi può dimenticarlo una volta eletto.
È stata lei, in Regione, a sperimentare per la prima volta il disgelo con Zingaretti. Possiamo definirla la “pioniera” di questo dialogo?
A me fa piacere che in questi giorni mi definiate “pioniera”, “madrina” e chi più ne ha ne metta. Io dico che sarò soprattutto la guardiana di questo dialogo, proprio perché ho sempre detto pubblicamente che c'era un'altra strada possibile da percorrere. Ovviamente adesso mi sento anche una responsabilità addosso, ma la mia storia spiega eloquentemente che non faccio mai sconti a nessuno. Starò molto attenta, però sono sicura che sia davvero iniziata una fase nuova. D'altronde è stato Beppe Grillo a volerla: dici anni fa lanciò il periodo del vaffa contro una classe politica completamente avulsa dai bisogni delle persone, adesso, da antesignano del linguaggio politico, ha chiesto una progettualità per il paese, una pacificazione in nome di questa visione.
Una visione che a quanto pare lei ha preceduto...
Di necessità si fa virtù. In Regione, dopo le elezioni, c'era un vincitore di strettissima misura e senza una maggioranza consiliare. Zingaretti ha dovuto ascoltare gli altri per capire se ci fosse qualcuno disposto a far parte di questa maggioranza. Il nostro merito è stato offrire la nostra disponibilità a lavorare insieme sui temi contigui presenti nei rispettivi programmi. Da un lato, dunque, capacità d'ascolto, dall'altro, capacità di proposizione. Questo non significa, però, che abbiamo rinunciato a fare opposizione. Perché quando si è trattato di votare la mozione di sfiducia o di contrapporci ai piani territoriali, non ci siamo mai sottratti. Ma c'è stata sempre voglia di costruire e non di sfasciare.
Ha sentito Zingaretti nei giorni caldi della trattativa per formare il nuovo governo?
L’interlocuzione c’è sempre stata, è normale, lui è il presidente della Regione e io la capogruppo del M5S.
È possibile immaginare alleanze M5S- Pd anche alle Regionali?
Sì. Ma non solo col Pd. Abbiamo fatto passi avanti sull'apertura alle liste civiche. Vediamo come prosegue questo dialogo.
Un conto sono le liste civiche e un conto i partiti...
Un'alleanza, secondo me, si può fare con chiunque ci stia a confrontarsi sui temi. Seriamente, però, non con la Lega.
Come prima mossa da ministro degli Esteri, Luigi Di Maio ha convocato la squadra di governo pentastellata alla Farnesina. Non ricorda un po’ Salvini questo modo di fare?
Non abbiamo sedi di partito, le decisioni più importanti le prendiamo sulla piattaforma Rousseau, poi ci sono dei momenti in cui bisogna incontrarsi e non ci vedo niente di strano a usare una sala riunioni del Ministero.
Non c’è il rischio di rivedere sgarbi istituzionali e un dualismo tra le forze di governo?
Mi auguro che ciò non accada più. Per ora vedo voglia di fare e mi auguro si continui così. Si è capito che la fase della contrapposizione aprioristica deve essere per forza archiviata.
Di Maio ha lasciato due poltrone delle tre poltrone che occupava e tenuto per sé un solo dicastero. È sulla buona strada o sarebbe meglio che il capo politico rinunciasse a incarichi di governo?
Luigi, che è una persona intelligente, si sarà reso conto dell’impossibilità fisica e materiale di gestire due ministeri molto importanti, l’incarico di vice premier e il ruolo di capo politico. Del resto, la riorganizzazione del Movimento, votata dai nostri iscritti, prevede una gestione collegiale, attraverso figure come i “facilitatori”, una sorta di collante tra le forze sul territorio e i livelli superiori: regionali e parlamentari.
Ma i poteri del capo politico restano. Serve fare un tagliando anche al vostro Statuto?
In questi anni di statuti ne ho dovuti scrivere, correggere e leggere tanti. E ho sempre visto che alla fine vale molto l’interpretazione che si dà alle regole. È vero che alcuna prerogative sono riconosciute al capo politico, ma è anche vero che molto dipende da come si arriva all’espressione di quelle prerogative del capo politico. In sostanza è nell’esercizio delle facoltà del capo politico che deve svilupparsi un percorso più collegiale. È vero che alcuni poteri sono riconosciuti al capo politico, ma è anche vero che tutto dipende da come si arriva all’elezione del capo politico. Ed è proprio questo punto d’arrivo che deve conoscere un percorso più collegiale.
L’ha stupita il ritorno di Grillo nelle fasi più delicate della crisi di governo?
No, anzi. Auspicavo un suo intervento, perché spesso chi è troppo dentro alle situazioni manca di visione prospettica. Era importante che in questo momento delicato lui tornasse a indicarci un po’ di orizzonte.
Cosa vi ha tolto Salvini in questi 14 mesi? A parte i voti, mi consenta la battuta.
Un po’ di ingenuità, pensavamo che una discussione e una stretta di mano fossero un valore anche per lui. Invece un giorno si è svegliato dopo aver preso una botta di sole e tutto quello che era stato costruito con tanta fatica si è sciolto come un ghiacciolo al sole di ferragosto.
Si candiderebbe alla guida del Movimento 5 Stelle?
Tra tre anni, quando scadrà l'incarico di Di Maio, lo sapremo.
E se scadesse oggi?
Diciamo che potrebbe essere una sfida interessante.
Di Battista non sembra aver gradito la svolta giallo- rossa. C'è ancora spazio per lui nel Movimento?
Alessandro è sempre stata una risorsa per noi. Sono sicura che finché rimarrà all'interno del Movimento 5 Stelle, e non ho motivi per dubitare che non voglia restarci, si metterà a disposizione come ciascuno di noi ha sempre fatto e continuerà a fare.
Ma lei crede in questa svolta?
Sì, ci voglio credere